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Prism Break: crypto ammo for the masses

Qualche altra considerazione su PRISM. Ed una tonnellata di software da imparare ad utilizzare per difendere la privacy delle proprie comunicazioni.

prism_break_coverQuand’è che la sorveglianza perde di efficacia? La risposta, più semplice di quanto uno potrebbe immaginare, non va affidata a sofisticate disquisizioni tecniche. O almeno non solo. Un briciolo di buon senso suggerisce infatti che una falla si apre in un sistema di controllo quando coloro che ne sono oggetto vengono a sapere della sua esistenza.

Le rivelazioni di Edward Snowden hanno messo in luce di fronte al grande pubblico qual’è l’ampiezza dello sguardo lanciato dall’occhio elettronico statunitense. Frutto di un perverso connubio tra agenzie di intelligence, contractors privati ed internet companies, PRISM nelle ultime settimane è stato spesso associato all’immagine letteraria del “grande fratello”. Un paragone questo, che però opera una semplificazione fuorviante perché non tiene conto dello scarto fondamentale che intercorre tra il racconto di Orwell e la realtà in cui siamo immersi. PRISM infatti è un vero e proprio network che gode della partecipazione di aziende come Facebook, Google, Apple, Yahoo e Microsoft. Secondo un’inchiesta del Washigton Post, il 98% della sua efficacia risiede precisamente nella capacità di attingere alle fonti informative fornite da questi attori. E quindi implicitamente di attingere alle fonti informative che siamo noi stessi a disseminare in rete. Detta altrimenti, non è l’NSA a fare irruzione nelle nostre case sfondando la porta. Siamo noi ad aprirgliela per farla accomodare in salotto mentre sbrighiamo le nostre faccende. Prosegui la lettura »

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Switch-off the Internet? WTF!?!

Alcuni spunti di riflessione sullo stato in rete e della rete

Un paio di giorni fa sulle colonne di Infoaut è apparso un editoriale su un disegno di legge,in via di discussione al Congresso statunitense, che prevederebbe l’eventuale possibilità di “chiudere” o “spegnere” internet per 90 giorni previa autorizzazione presidenziale.

Ma cosa significa “spegnere la rete”? Se non si definisce quest’affermazione  e non si va oltre la fascinazione (e l’implicita necessaria semplificazione) del titolo giornalistico si rischia di non capire nulla e sbagliare. I termini della questione, pure già oggetto di aspra polemica, sono ora come ora abbastanza vaghi. Per rispondere alla domanda che ci siamo posti non possiamo che limitarci a vagliare alcune ipotesi.

Tralasciamo immediatamente i balbettamenti sulla “natura” democratica della rete (il “fu” nemico mortale del concetto di sovranità, frutto di un dogmatismo sconfitto ormai a più riprese ed in diversi match)  e proviamo a spostarci su un piano più concreto.

Se col nebuloso concetto di “spegnere l’internet mondiale” si rimanda ad una generica inibizione nell’accesso ai network americani, con le ricadute che questo può determinare – per quanto, sia ben chiaro, rispetto a 10 anni fa il numero relativo dei server presenti in
territorio americano è senz’altro più basso – allora siamo di fronte ad un grosso abbaglio. Prosegui la lettura »

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