Articoli con tag assange

Yes we (s)can! (and not from today..)

Datagate: PRISM è uno scandalo? Forse. O forse no. Perché nell’economia digitale la violazione della privacy è la norma e non l’eccezione.

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Uno dei mali più diffusi e connaturati all’esplosione dei social media nei flussi di comunicazione globale è il “recentismo“. Con questo termine si indica un processo di formazione della conoscenza privo di una prospettiva storica di lungo termine o fortemente influenzato da una recente ondata di attenzione provocata dai media. Il contagio è virale e curiosamente ne sono affetti in egual misura tanto quelli che tessono le lodi della rete come tecnologia intrinsecamente democratica quanto coloro che non perdono occasione per gridare al totalitarismo della “dataveglianza”. Caso da manuale di questa sindrome è il dibattito recentemente innescatosi a ridosso dello scandalo PRISM, già soprannominato “datagate”. Vediamo perché.

Innanzi tutto dell’esistenza di Echelon (invasivo network di sorveglianza globale, progenitore di quello odierno) si sa da almeno 15 anni. I suoi albori risalgono al secondo dopoguerra quando gli Stati Uniti ne progettarono lo sviluppo, coadiuvati da Canada, Gran Bretagna, Australia e Nuova Zelanda. Prosegui la lettura »

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Mega: PrivacyDotCom

«Non è solo un atto barbaro e vigliacco. Troppo facile liquidarlo così. È un attacco al nostro modello di società. Ci odiano, odiano il nostro stile di vita e colpiscono dove siamo più vulnerabili…

Che tu sia maledetta FBI! La chiusura di Megavideo è un atto di guerra contro un’intera generazione!»

NeetKidz – ZeroCalcare

dotcom_matrixCon buona pace di Samuel Huntington e dei suoi rapaci epigoni annidati tra i falchi di Washington nell’era Bush, l’unico vero scontro di civiltà consumatosi negli ultimi anni e fondato su valori culturali, è stato quello che ha opposto le grandi major di Hollywood e la generazione digitale dei NeetKidz, raccontata magistralmente dalle strisce di fumetti di ZeroCalcare.

Il raid condotto un anno fa dalle autorità federali statunitensi contro i server di MegaUpload si colloca sullo sfondo di una guerra per il controllo del mercato dell’informazione in corso da anni tra anarco-capitalismo digitale e vecchi conglomerati dell’entertainement. Allora, il sequestro di migliaia di gigabyte di dati – ancora oggi nelle mani del Dipartimento di Giustizia, nonostante si trattasse in larga parte di materiali non coperti da copyright e quindi perfettamente legittimi – mise in luce come di fatto gli utenti non siano soggetti cui è attribuito alcun profilo giuridico. La tutela dei loro diritti (anche quelli di proprietà dei beni immateriali) non è ancora materia affermata o condivisa da alcuna dottrina o regolamento internazionale. Prosegui la lettura »

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Il declino dello smart /soft power della Casa Bianca: quando a crollare è l’ideologia liberale della rete.

Relazione meeting “Contropotere nella crisi” Bologna 13 – 14 Ottobre

Abbiamo costruito questa relazione con l’intento di socializzare in un ambito il più possibile allargato una serie di indicazioni di orientamento politico-culturale arrivateci dagli ultimi due anni di mobilitazioni globali.

La rivoluzione tunisina, quella egiziana, il movimento #15M ed anche quello NoTav hanno messo al centro di un mondo in crisi l’attualità della rivoluzione, delle sue pratiche ma anche delle sue parole. In questo senso hanno anche ribadito la centralità di saper agire la dimensione comunicativa nei conflitti odierni, individuando in essa, ed in particolar modo nella rete (ma non solo), un campo di battaglia dove colpire per disarticolare quelle tecnologie politiche, quelle narrazioni e quei dispositivi retorici che legittimano le politiche di austerità e che, per utilizzare una metafora, sono le piattaforme, le rampe di lancio da cui partono le operazioni di aggressione neoliberista ai territori.

Social media, ambienti di comunicazione elettronica e piattaforme globali di comunicazione hanno messo a nudo tutta la loro ambivalenza, provocando così una torsione dell’immaginario: non solo formidabili dispositivi di cattura della cooperazione sociale e del valore prodotto in rete – grazie ai quali il tempo di lavoro si dilata fino a sovrapporsi perfettamente con il tempo della vita – ma anche luoghi dove sono andati dispiegandosi una pluralità di processi di soggettivazione ed organizzazione dei movimenti globali. Nessun medium ovviamente è sufficiente tout court alla complessità di un processo di organizzazione rivoluzionaria ma allo stesso tempo non esiste organizzazione senza identità, e non esiste identità senza processi di comunicazione, rappresentazioni condivise ed un accumulo di memoria storica delle lotte. Prosegui la lettura »

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L’Ecuador dice si all’asilo politico per Assange. È scontro con Londra

Si respira un clima da resa dei conti intorno all’ambasciata ecuadoregna a Londra. Al numero tre di Hans Crescent una miscela esplosiva di colpi di scena potrebbe far scoppiare una crisi diplomatica senza precedenti. Ad accendere la miccia è ancora lui, l’uomo più ricercato del mondo: Julian Assange.

 

altLe voci si rincorrevano da giorni ormai. Dopo aver trascorso quasi due mesi barricato nell’ambasciata ecuadoregna a Londra, le acque cominciavano a muoversi e Julian Assange stava per prendere il largo. Tutto lasciava presagire che Rafael Correa, presidente del piccolo stato sud americano, fosse intenzionato a concedere l’asilo politico al leader di Wikileaks. Una soluzione intentata per salvarlo dalle accuse di abuso sessuale – mossegli da un tribunale di Stoccolma – e dalla spada di Damocle dell’estradizione negli Stati Uniti, dove lo attende un processo per spionaggio ed una probabile condanna a morte. Alle ore 14 italiane la notizia diventa ufficiale. Il ministro degli esteri Ricardo Patino in una drammatica conferenza stampa conferma l’asilo politico per l’ex hacker australiano. Ma Londra non ci sta e decide di mettersi di traverso. Prosegui la lettura »

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Le carte scoperte di Wikileaks

La mossa di Wikileaks di rilasciare nelle scorse ore sul web i 251.287 cable del Dipartimento di Stato statunitense, (desecretandoli e rendendoli liberamente accessibili) e delegarne la disamina e la selezione al crowdsourcing dell'”intelligenza della rete” (che, data la complessità che si affronta nella lettura e nella decifrazione delle comunicazioni diplomatiche, è giocoforza ridimensionare a comunità ristrette di esperti, dotati di particolari competenze) segna una rottura netta rispetto alle tattiche utilizzate in passato dall’organizzazione di Assange.

Si tratta di una scelta forse obbligata dall’evolversi degli eventi degli ultimi mesi, con la necessità di rilegittimare Wikileaks e la figura di Assange agli occhi del grande pubblico dopo un periodo non esattamente felice, ma che può rivelarsi un salto nel buio pieno di incognite.

Da una parte, infatti, Wikileaks/Assange rinunciano alla propria tattica principale – ovvero la partnership privilegiata con alcuni grossi centri dell’informazione mondiale quali il Guardian, il New York Times, il Washington Post, lo Spiegel (i quali hanno subito condannato assieme allo stesso Dipartimento di Stato le modalità di diffusione del nuovo leak) ma anche con attori locali (in Italia il media partner di Wikileaks è stato il gruppo Espresso) nella procedura di rilascio delle informazioni confidenziali. Prosegui la lettura »

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