Articoli con tag giornalismo

Fringuelli, galli nel pollaio e vecchie volpi

Prendiamo la parola in merito al dibattito sviluppatesi nelle ultime settimane su una mutazione in senso mainstream di Twitter in Italia. Un’urgenza dettata dall’importante ruolo rivestito dai social media nelle mobilitazioni degli ultimi mesi, in particolare quelle NoTav.

Sembrava un battibecco tra fringuelli. Invece era una questione di galli nel pollaio. Molto più numerosi e grossi di quanto uno si potrebbe aspettare.

Pietra dello scandalo il flame tra Guzzanti, Fiorello e Jovanotti. Se altrove il gossip e le ruggini on line tra star rappresentano uno dei piatti classici serviti al tavolo dell’intrattenimento quotidiano, da noi è forse la prima volta che una controversia sui social media tra i protagonisti del jet set italiano trova spazio tra la righe e le frequenze del mainstream. Effetto assicurato. Rete italiana in fibrillazione e sbrodolante di riflessioni ed opinioni ad ampio ventaglio: dalle guide sull’utilizzo di Twitter che richiamano all’ordine gli apostati appena sbarcati sulla piattaforma di microblogging alle dotte discussioni tra “esperti” che si interrogano sulla vexata quaestio: Twitter è un social media?

Ma la trasformazione della geografia mediatica italiana (e nello specifico di Twitter) non è cominciata l’altro ieri con una baruffa tra personaggi famosi. È un processo in corso da diverso tempo, accelerato da una pluralità di spinte e dal protagonismo di diversi attori. Prosegui la lettura »

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Le carte scoperte di Wikileaks

La mossa di Wikileaks di rilasciare nelle scorse ore sul web i 251.287 cable del Dipartimento di Stato statunitense, (desecretandoli e rendendoli liberamente accessibili) e delegarne la disamina e la selezione al crowdsourcing dell'”intelligenza della rete” (che, data la complessità che si affronta nella lettura e nella decifrazione delle comunicazioni diplomatiche, è giocoforza ridimensionare a comunità ristrette di esperti, dotati di particolari competenze) segna una rottura netta rispetto alle tattiche utilizzate in passato dall’organizzazione di Assange.

Si tratta di una scelta forse obbligata dall’evolversi degli eventi degli ultimi mesi, con la necessità di rilegittimare Wikileaks e la figura di Assange agli occhi del grande pubblico dopo un periodo non esattamente felice, ma che può rivelarsi un salto nel buio pieno di incognite.

Da una parte, infatti, Wikileaks/Assange rinunciano alla propria tattica principale – ovvero la partnership privilegiata con alcuni grossi centri dell’informazione mondiale quali il Guardian, il New York Times, il Washington Post, lo Spiegel (i quali hanno subito condannato assieme allo stesso Dipartimento di Stato le modalità di diffusione del nuovo leak) ma anche con attori locali (in Italia il media partner di Wikileaks è stato il gruppo Espresso) nella procedura di rilascio delle informazioni confidenziali. Prosegui la lettura »

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La spettacolare morte di #osama

Osama is trending!(o era Obama?)

Non c’è che dire! Un fine settimana degno di Walt Disney per l’infosfera globale: il principe sposa Cenerentola con un matrimonio da favola e l’orco cattivo muore. Sull’atmosfera fiabesca aleggia l’ectoplasma di papa Wojtytla: la circolarità di sentimenti ed emozioni prodottasi tra media broadcast e social network deve aver dato alla testa all’onorevole Biancofiore del PDL, che in preda ad una crisi mistica ha gridato al miracolo, causando lo sdegno imbarazzato del Vaticano. Dulcis in fundo una chicca dal sapore frodiano ce la regala la Fox annunciando in diretta la morte di Obama Bin Laden: a guardare il razzismo del suo linguaggio ed i veementi attacchi contro il presidente statunitense verrebbe da pensare più ad un lapsus che ad una gaffe.

Non manca il sarcasmo in rete di fronte alla morte del leader di Al Qaeda: c’è chi si chiede se finalmente sarà possibile portarsi il bagno schiuma in aereo o se l’incarnazione del male non abbia segretamente ceduto al fascino dell’Iphone 4 bianco o magari al vizio (tutt’altro che occidentale) di quattro amene chiacchiere sui social network. Attivata per sbaglio la geolocalizzazione dei tweet?

Dal sapore più amaro e retorico sono invece i tweet di coloro che si domandano se l’affermazione della categoria metafisica del terrore nel nostro immaginario non abbia effettivamente vinto visto il caro prezzo pagato per “sconfiggerlo”: nella lunga lista delle “casualties” prodottasi a cavallo delle due guerre scatenate per dare la caccia ad un singolo personaggio possiamo elencare centinaia di migliaia di vittime civili e le nostre libertà fondamentali. Mission accomplished? Prosegui la lettura »

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#SidiBouzid vs Ammar404: censorship #fail !

Non conosce soste la guerra che in queste ore si sta combattendo senza esclusione di colpi sugli stream dei network globali e nord africani. Uno scenario convulso, terribile ed allo stesso tempo affascinante  che mette a nudo come le suggestioni cyberpunk dei romanzi di William Gibson, non siano più semplicmente una categoria letteraria, frutto di una mente geniale nella sua capacità di scrutare fra le pieghe di un futuro di la a venire, ma entrino a pieno titolo nella declinazione odierna e presente delle categorie del conflitto.

Sullo scacchiere tunisino si stanno muovendo in queste ore diversi giocatori che, studiandosi a vicenda, provano a chiudere la partita. Obbiettivo: il controllo della rete di comunicazione internet tunisina e la narrazione di fronte al mondo della sanguinosa rivolta che da ormai 10 giorni infiamma lo stato nord africano e ne fa tremare i vertici del regime.

Il sistema di censura Ammar404 (soprannominato come l’ex-ministro dell’interno responsabile della preparazione del Summit sulla Società dell’Informazione tunisino del 2005) che, ormai è evidente, era stato predisposto con cura già da diversi mesi dalle autorità di Tunisi per tenere sotto controllo una popolazione sempre maggiormente informatizzata, sembra però avere grosse difficoltà a contenere effettivamente il flusso di comunicazioni che poco alla volta sta travolgendo le barriere appositamente poste a recinto dell’infosfera tunisina. Ma andiamo con ordine. Prosegui la lettura »

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Wikileaks: frammenti di disordine globale

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Il momento storico in cui Wikileaks opera è decisivo: è quello della crisi dell’egemonia militare, economica, politica, culturale e tecnologica statunitense.

La caduta del secondo muro del ‘900 (Wall Street) riproduce le sue richieste di glasnost (“openness”) e perestrojka (“change”) perché persino nella caratterizzazione che la vulgata neoliberista le ha dato l’ideologia democratica ha subito una degenerazione. L’imperativo è la riforma del sistema, l’overstretching planetario degli Stati Uniti segna il passo dall’Iraq all’America Latina, l’esecutivo è debole e sotto tutela da parte di chi ambisce ad una risoluzione reazionaria, integralista ed autenticamente “statunitense” della crisi ideologica.

E dentro a questo scenario già complesso di suo comincia ad aggirarsi uno spettro che bisbiglia nelle orecchie di chi lo incontra: «Le informazioni in rivolta scriveranno la storia».

Spettro ci sembra il termine più adatto per descrivere la figura di Assange, sia per i suoi connotati fisici sia per l’evanescenza con cui è riuscito per diverso tempo a farla franca da polizie e servizi segreti di tutto il mondo.

Eppure la vicenda di WL (Wikileaks), di cui ancora molti capitoli dovranno essere scritti, produce ricadute estremamente concrete, tali da determinare fratture profonde nei reticoli tradizionali del sistema informativo globale, attraversati in questi giorni da movimenti di disaggregazione, scomposizione e riaggregazione. Fratture che rappresentano un punto di non ritorno, espandendosi a trecentosessanta gradi e non a senso unico. Prosegui la lettura »

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Dodici tesi su Wikileaks – di Geert Lovink e Patrice Riemens

Dopo aver dato un nostro contributo di decostruzione ed analisi dell’oggetto Wikileaks, pubblichiamo la traduzione di “Dodici tesi su Wikileaks” un testo di Geert Lovink e Patrice Riemens, apparso nella sua prima versione sulla mailing list “Nettime” nell’agosto di quest’anno ed ampliato a ridosso dell’esplosione del Cablegate. Crediamo sia una riflessione interessante  per allargare gli orizzonti del dibattito su quella che sembra essere una delle fratture più significative del panorama mediatico globale degli ultimi anni. Buona lettura!

Tesi 0

“Cosa penso di WikiLeaks? Penso che sarebbe una buona idea!” (ripreso dalla famosa battuta del Mahatma Gandhi sulla “Civiltà Occidentale”)

Tesi 1

Rivelazioni e fughe di notizie sono state una caratteristica di tutte le epoche, tuttavia nessun gruppo non statale o non para-aziendale prima d’ora ha fatto nulla al livello di quanto WikiLeaks sia riuscita a fare, prima con il video “collateral murder”, poi con gli “Afghan War Logs”, ed ora con il “Cablegate”. Ci sembra di aver raggiunto il momento in cui il salto quantitativo si trasforma nel salto qualitativo. Quando WikiLeaks ha raggiunto il mainstream nei primi mesi del 2010, questo non era ancora dato. Da un lato, le “colossali” rivelazioni di WikiLeaks possono essere spiegate come la conseguenza della spettacolare diffusione dell’utilizzo dell’IT, assieme alla spettacolare discesa dei suoi costi, inclusi quelli di storage di milioni di documenti. Un altro fattore di contributo è il fatto che tenere al sicuro segreti statali ed aziendali – per non parlare di quelli privati – è divenuto difficile in un’epoca di riproducibilità e disseminazione istantanee. WikiLeaks diviene simbolica di una trasformazione nella “società dell’informazione” in generale, detenendo uno specchio di cose a venire. Così, mentre ci si può rivolgere a Wikileaks come ad un progetto (politico) e sottoporla a critica per il proprio modus operandi, la si può anche vedere come la fase “pilota” di un’evoluzione verso una cultura assai più generalizzata di rivelazione anarchica, oltre la tradizionale politica dell’openness e della trasparenza. Prosegui la lettura »

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