Articoli con tag apple

Prism Break: crypto ammo for the masses

Qualche altra considerazione su PRISM. Ed una tonnellata di software da imparare ad utilizzare per difendere la privacy delle proprie comunicazioni.

prism_break_coverQuand’è che la sorveglianza perde di efficacia? La risposta, più semplice di quanto uno potrebbe immaginare, non va affidata a sofisticate disquisizioni tecniche. O almeno non solo. Un briciolo di buon senso suggerisce infatti che una falla si apre in un sistema di controllo quando coloro che ne sono oggetto vengono a sapere della sua esistenza.

Le rivelazioni di Edward Snowden hanno messo in luce di fronte al grande pubblico qual’è l’ampiezza dello sguardo lanciato dall’occhio elettronico statunitense. Frutto di un perverso connubio tra agenzie di intelligence, contractors privati ed internet companies, PRISM nelle ultime settimane è stato spesso associato all’immagine letteraria del “grande fratello”. Un paragone questo, che però opera una semplificazione fuorviante perché non tiene conto dello scarto fondamentale che intercorre tra il racconto di Orwell e la realtà in cui siamo immersi. PRISM infatti è un vero e proprio network che gode della partecipazione di aziende come Facebook, Google, Apple, Yahoo e Microsoft. Secondo un’inchiesta del Washigton Post, il 98% della sua efficacia risiede precisamente nella capacità di attingere alle fonti informative fornite da questi attori. E quindi implicitamente di attingere alle fonti informative che siamo noi stessi a disseminare in rete. Detta altrimenti, non è l’NSA a fare irruzione nelle nostre case sfondando la porta. Siamo noi ad aprirgliela per farla accomodare in salotto mentre sbrighiamo le nostre faccende. Prosegui la lettura »

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Mega: PrivacyDotCom

«Non è solo un atto barbaro e vigliacco. Troppo facile liquidarlo così. È un attacco al nostro modello di società. Ci odiano, odiano il nostro stile di vita e colpiscono dove siamo più vulnerabili…

Che tu sia maledetta FBI! La chiusura di Megavideo è un atto di guerra contro un’intera generazione!»

NeetKidz – ZeroCalcare

dotcom_matrixCon buona pace di Samuel Huntington e dei suoi rapaci epigoni annidati tra i falchi di Washington nell’era Bush, l’unico vero scontro di civiltà consumatosi negli ultimi anni e fondato su valori culturali, è stato quello che ha opposto le grandi major di Hollywood e la generazione digitale dei NeetKidz, raccontata magistralmente dalle strisce di fumetti di ZeroCalcare.

Il raid condotto un anno fa dalle autorità federali statunitensi contro i server di MegaUpload si colloca sullo sfondo di una guerra per il controllo del mercato dell’informazione in corso da anni tra anarco-capitalismo digitale e vecchi conglomerati dell’entertainement. Allora, il sequestro di migliaia di gigabyte di dati – ancora oggi nelle mani del Dipartimento di Giustizia, nonostante si trattasse in larga parte di materiali non coperti da copyright e quindi perfettamente legittimi – mise in luce come di fatto gli utenti non siano soggetti cui è attribuito alcun profilo giuridico. La tutela dei loro diritti (anche quelli di proprietà dei beni immateriali) non è ancora materia affermata o condivisa da alcuna dottrina o regolamento internazionale. Prosegui la lettura »

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Kim Schmitz, Jimbo Wales, Steve Wozniak e la lex mercatoria di Internet

È di questi giorni la notizia che Kim “Dotcom” Schmitz, pasciuto imprenditore e fondatore di Megavideo, torna on-line. Passata la bufera di gennaio, che, a ridosso del primo sciopero di internet, aveva sepolto sotto una coltre di ordinanze di sequestro la piattaforma di videosharing più popolare al mondo, si fa primavera. Anzi estate, e la temperatura si alza anche in rete. Occhiali scuri di ordinanza, dito medio bello in vista e dalle coste della Nuova Zelanda, dove l’ex-hacker tedesco ha posto la sua residenza, viene rilanciato il progetto momentaneamente accantonato dopo il raid dei man in black dell’FBI: Megabox, «un sito che presto permetterà agli artisti di vendere le proprie creazioni direttamente agli acquirenti e consentirà loro di tenere per sè il 90% degli introiti». Un annuncio battuto dalla grancassa retorica della liberazione tecno-utopista – «Venghino lor signori, artisti, bardi e menestrelli venghino! Liberatevi dalle catene e dall’oscurantismo dei signori della discografia!» – e che segna l’inizio di una competizione sul terreno delle major: quello della distribuzione.  Prosegui la lettura »

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iFu. L’ambivalenza rimossa di Steve Jobs

Diradatasi parzialmente la cortina di incenso attorno alla morte di Steve Jobs, ed il cordoglio unanime ed ovattato, occorre fermarsi a riflettere criticamente sulla sua parabola e sul suo lascito nel nostro presente, e trarne le opportune lezioni.

Steve Jobs è stato un capitalista nell’accezione più classica di questo termine: ha saputo appropriarsi della ricchezza creativa della controcultura e della cooperazione degli anni ’70 ed ’80 statunitensi e servirsene per creare e veicolare bisogni e tendenze di mercato. Destreggiandosi, con abilità da riconoscere, tra cyber-èlite e masse, contribuendo alla perdita d’aureola delle prime ed alla messa a lavoro generalizzata dell’intelligenza delle seconde, tramite interfacce sempre più semplificate.

In particolare, l’attraversamento della scena dell’Homebrew Computer Club, fucina di numi dell’ICT da Richard Stallman a Lee Felsenstein è stata un prerequisito indispensabile per Jobs per agire pienamente nella successiva fase di socializzazione del web. Molti attacchi vengono rivolti a Steve Jobs da parte del mondo hacker, che lo accusa di aver svenduto al grande business l’innocenza della comunità amatoriale – profittando egli stesso del decisivo apporto tecnico del cofondatore di Apple Steve Wozniak. Prosegui la lettura »

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Mela Marcia – La mutazione genetica di Apple

Non amiamo particolarmente le iconografie che ruotano attorno alle figure dei grandi fratelli (virtuali e reali) che perpetuano letture di impotenza e fatalismo e sviliscono le prospettive delle resistenze, delle insorgenze e delle lotte collettive che si danno rispetto a svariati regimi di controllo.

Però, dopo aver visto il famoso spot pubblicitario della Apple in occasione del lancio del primo Macintosh (‘il prossimo 24 gennaio Apple Computers introdurrà Macintosh. E vedrete perché il 1984 non sarà come “1984”‘) detournato sia da Defectivebydesign.org (la settennale campagna della Free Software Foundation contro le tecnologie DRM) che da DVD Jon (il famoso ideatore dell’algoritmo che ha permesso di craccare le protezioni dei DVD e di Doubletwist, un programma in grado di liberare dal DRM varie tipologie di file) qualche domanda ce la siamo posta.

Nel 1984 l’attore dominante nel mercato degli elaboratori era “Big Blue”  IBM, l’azienda leader nel settore dei costosi e centralizzati mainframe alla base della produzione telematica di quel periodo. Un’egemonia riflessa dallo schermo, appunto di colore bluastro, del Big Brother, mandato in frantumi dalla ginnasta-Apple (altra connessione subliminale con le Olimpiadi di Los Angeles di quell’anno, boicottate dalla centralista Unione Sovietica) nello spot firmato da Ridley Scott.
Quali sono stati allora i passaggi perché nei venticinque anni successivi l’azienda protagonista della rivoluzione del personal computing si facesse interprete di nuovi processi di verticalizzazione dell’industria digitale?

Su quali basi si sono evolute le strategie di marketing di Apple dai prodromi di quella qualità tecnologica e libertà di scelta simboleggiate dalla mela multicolore, in un mondo dell’ICT ancora in bianco e nero?

Nel confronto con questi interrogativi ci viene in aiuto l’opera del collettivo NGN che con “Mela Marcia”, pubblicata per i tipi di Agenzia X sotto licenza Creative Commons BY-NC-ND. La “mutazione genetica di Apple”, come viene definita nel sottotitolo del libro, viene esaminata sotto le molteplici lenti competenziali degli autori (giornalisti e mediattivisti) attraverso un percorso che interessa le sfere delle public relations, della cultura aziendale, del marketing emozionale e del modello di business delle piattaforme Apple, per finire con delle istantanee sui casi più controversi (dai limiti tecnici mostrati dall’Ipad rispetto alle sue promesse, alla recente ondata di suicidi tra i lavoratori delle fabbriche cinesi in cui i prodotti Apple vengono assemblati) di cui la casa di Cupertino si è ritrovata protagonista più o meno volontaria. Prosegui la lettura »

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