Articoli con tag israele

OpIsrael reloaded: «Tel Aviv non è invulnerabile». In chat con l’Intifada digitale

A ridosso di qualsiasi conflitto si scatena sempre una guerra di cifre. La seconda parte di OpIsrael non sembra fare eccezione a questa regola. Quanti sono stati i siti travolti dall’ondata di attacchi che Anonymous ha scagliato contro le infrastrutture informatiche israeliane a partire dal 7 Aprile? Si è trattato davvero di un flop come hanno affermato le autorità di Tel Aviv? A quanto ammontano i danni economici provocati? Mentre l’operazione è ancora in corso, Infoaut per vederci più chiaro ha intervistato alcuni dei protagonisti attivi sul campo di battaglia. Sync, black e anon4 sono tre hacker che hanno preso parte all’assalto contro l’internet israeliana negli ultimi giorni. Ecco che cosa ci hanno detto.

 

opisrael_interview_2IFF – Anonymous, pur a malincuore e non senza tensioni interne, si era ufficialmente uniformata alla tregua siglata tra le autorità palestinesi ed israeliane il 21 novembre 2012. Gli attacchi cominciati sabato e quelli delle ultime settimane (come il leaks ai danni del Mossad) fanno pensare ad un’operazione a lungo ragionata. Come si è sviluppato il vostro dibattito interno rispetto ad OpIsrael in questi mesi? Quali obbiettivi politici vi siete prefissati? Il contesto rispetto a novembre è diverso: allora OpIsrael fu una reazione ad all’aggressione bellica sionista su Gaza. Oggi invece siete stati voi a muovere la prima pedina annunciando l’operazione un mese fa, in concomitanza con il memorial day dell’Olocausto. Perché avete deciso di far partire la seconda fase di #OpIsrael?

 black – Perché Israele continua la sua presa su Gaza e non molla.

 anon4 – Il dibattito è sempre stato altalenante fra chi voleva rispettare la tregua, e chi intendeva agire in previsione del 7 aprile. Certo non è mai mancato chi ha continuato ad agire singolarmente o con altri team. La data del 7 è stata decisa perché è quella in cui si commemora l’olocausto. Volevamo detournare il significato di questa ricorrenza simbolica e riadattarlo a quella che è l’attuale situazione a cui sono costretti i palestinesi dalla ferocia israeliana. Olocausto non fu solo quello che coinvolse gli ebrei: olocausto è anche il genocidio perpetrato dalla mano sionista… oggi questa parola è più attuale che mai. Abbiamo scelto di ridare slancio all’operazione per via dei continui abusi e vessazioni perpetrate nei confronti del popolo palestinese (anche in presenza della tregua). Di esempi se ne possono annoverare a bizzeffe. In primis la terribile situazione dei detenuti palestinesi nelle carceri israeliane: una vera e propria violazione tout court dei diritti umani. Per non parlare del caso di Samer Issawi, in sciopero della fame come segno di protesta, la cui vita è in grave pericolo. Prosegui la lettura »

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Redhack contro il Mossad. 35000 nominativi pubblicati on-line.

Apparterrebbero ad altrettanti elementi legati al servizio segreto israeliano. Autori del colpaccio la nota crew turca di Redhack e quella di Sector404. All’orizzonte la seconda fase di OpIsrael.

redhack_sector404

Nella notte tra sabato e domenica le crew di Sector404 e quella di RedHack – noto gruppo turco di hacktivisti legato al network di Anonymous – hanno pubblicato in rete un corposo file con 35000 identificativi: nomi, cognomi, numeri di telefono, indirizzi di casa e di posta elettronica. Si tratterebbe, stando alle parole degli autori dell’azione, di dati riconducibili ad elementi appartenenti al Mossad. Contemporaneamente il sito ufficiale del servizio segreto israeliano è stato messo off-line da un attacco DDOS. Gli hacktivisti coinvolti nell’accaduto hanno dichiarato in seguito come le due azioni, pur inserendosi nel medesimo contesto, non siano legate da un nesso di consequenzialità. Detta in altro modo i dati in questione potrebbero essere stati sottratti in precedenza da altri server militari israeliani. È difficile pensare infatti che questi si trovassero sul medesimo portale utilizzato dal Mossad per le relazioni pubbliche.  Prosegui la lettura »

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Pillar of Defense chronicles: Anonymous e l’OpIsrael

La minaccia di Israele di gettare Gaza nel blackout informativo. La sfera pubblica dei social media intossicata dal “Reality Distorsion Field” di Tel Aviv. Anonymous prende posizione a fianco della Palestina e reagisce mettendo sotto attacco un’ampia porzione dello spazio digitale israeliano. L’ultima parte di “Pillar of Defense chronicles” con le interviste agli ed alle hacktivist* che hanno partecipato ad #OpIsrael.

Vedi la seconda parte di Pillar of Defense chronicles: IDF SpokesPerson

 

Pagina #OpFreePalestineReloaded – Facebook – Internet – Tempo asincrono

432327_376601849098260_1337827588_n Il principio è la separazione

la segregazione

distanze che dividono persone

prigioni a cielo aperto di un cielo senza stelle

usciamo allo scoperto scivolando sotto pelle…

Signor K in “La Machine” con Première Ligne e Les Evadés

Lo streaming di Radio Anonops, la web radio che da diversi mesi fa da colonna sonora alle imprese degli Anonymous di tutto il mondo, lancia a palla le rime del Signor K mentre l’#OpIsrael è in pieno svolgimento sullo spazio digitale israeliano. Scelta azzeccata quella del dj dietro alla console: un pezzo da battaglia, interpretato da un dreamteam di emcees internazionali, che scagliano rime come pietre, muovendosi in un’atmosfera dal sapore epico. Su un tappeto musicale intessuto con batterie, archi e piatti gli idiomi si intrecciano e disegnano la trama di cento scontri e cento ferite inferte e subite. Esattamente come accade sulla pagina Facebook #OpFreePalestineReloaded: un quadratino di byte del giardino recintato di Mark Zuckerberg, dove il tempo viene battuto dall’applet di un orologio digitale che segna i minuti mancanti all’apertura delle ostilità contro le infrastrutture comunicative israeliane. Quando, giovedì 15 novembre, le lancette del countdown si sono fermate, migliaia di Anonymous in tutto il mondo hanno dato il via alle danze con un numero incalcolabile di attacchi ed incursioni. A finire nel mirino sono alcuni network veramente tosti, come quelli che veicolano i messaggi dell’esercito e delle istituzioni di Tel Aviv. Prosegui la lettura »

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Pillar of Defense chronicles: IDF SpokesPerson

Israele lancia la sua dichiarazione di guerra a frequenze unificate e occupa militarmente il terreno fisico e quello digitale. L’armamentario di tecnologie, discorsi e dispositivi retorici impiegati in rete (e non solo) dall’Israel Defence Force durante l’operazione Pillar Of Defense contro Gaza. La terza ed ultima parte di questo articolo verrà pubblicata lunedì 31 dicembre.

Vedi la prima parte di Pillar of Defense chronicles: Gaza Youth Breaks Out

Pagina IDF Spokesperson – Facebook – Internet – Tempo asincrono


share3Scambi di artiglieria sul campo e di tweet in rete. Così si è aperto il sipario su Pillar of Defense. Prima il filmato dell’esecuzione di Ahmed Jabari, capo dell’ala militare di Hamas, riversato in tempo reale su Youtube e servito all’ora di cena con i titoli d’apertura dei tg serali. Poi una raffica di minacciosi tweet scambiati tra l’account dell’Israel Defence Force e quello delle brigate Alqassam. Quanto basta per catalogare alla sezione “panzane” l’opera completa del buon Pierre Lévy e dei suoi entusiasti emuli: una massa di intellettuali narcisisti che per anni hanno gettato fiumi d’inchiostro magnificando le capacità della tecnologia di livellare distanze ed incomprensioni tra i popoli. Oggi che la pace perpetua digitale non è più di moda ed anche i falchi cinguettano, quotidiani e testate giornalistiche preferiscono annunciare l’avvento della cyberwar ad ogni piè sospinto. Se però si scava sotto il ciarpame sensazionalista accumulato nei server degli organi d’informazione globali c’è da fare della buona archeologia e non è difficile afferrare il capo del filo rosso che accomuna frame, dispositivi retorici e tattiche comunicative dispiegate da Israele negli ultimi otto giorni. Prosegui la lettura »

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Pillar of Defense chronicles: Gaza Youth Breaks Out!

A meno di un mese dalla fine dell’ultima aggressione israeliana a Gaza proponiamo “Pillar of Defense chronicles”. Tre pagine Facebook: quella dei Gaza Youth Breaks Out, quella dell’esercito israeliano e quella di Anonymous #OpIsrael. Tre fuochi narrativi incrociati per raccontare la guerra d’informazione ai tempi di internet. La seconda parte verrà pubblicata lunedi 24 dicembre.

15983_433866030012164_1669407920_nUn luogo comune è uno spazio linguistico e culturale dove convergono banali ovvietà che il gruppo sociale scambia per compattarsi ed aumentare il livello di empatia reciproco: come davanti ad un fuoco, riunirsi attorno ad una parola o ad una frase condivisa scalda l’animo e rende più vicini. Il panorama di una guerra è punteggiato di posti di questo genere: tanti piccoli falò – se ne vedono a perdita d’occhio – brulicanti di individui che li alimentano con certezze leggere come cenere. Uno dei più frequentati è quello dove si racconta che sotto le bombe la prima a lasciarci le penne sia sempre la verità. Tuttavia a guardare lo svolgimento dell’operazione Pillar of Defense, verrebbe da replicare che se col termine si intende sbrigativamente ricorrere ad un sinonimo di realtà, allora nel bollettino di morti e feriti (o “casualties” per dirla con l’asettico e rassicurante corrispettivo anglofono) non troveremo nessuna vittima chiamata Verità. La verità è semmai un fronte dello campo di battaglia. Uno dei più importanti. Prosegui la lettura »

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Iran. In arrivo l’Internet halal

In Iran internet verrà progressivamente sostituita da un network locale gestito direttamente dalle autorità governative. Quali sono le reali motivazioni che si celano dietro a questa scelta? All’orizzonte uno scontro sempre più aspro per il controllo della rete globale.

Domenica 23 settembre l’avvio del processo di nazionalizzazione della rete internet iraniana è stato scandito da due eventi distinti tra loro. Prima, in diretta televisiva è stato annunciata l’imminente esclusione diGoogle e Gmail dall’infosfera persiana: sono stati cioè innalzati muri elettronici per impedirne definitivamente l’accesso agli utenti locali. Poche ore e le agenzie di stampa hanno battuto un secondo flash con le dichiarazioni del viceministro della Comunicazione e della Tecnologia: l’Iran ha connesso tutte le sue agenzie governative ad un servizio Internet interno sicuro e pianifica di collegare i suoi cittadini allo stesso network per aumentare il livello di garanzia informatica.

L’avvio della realizzazione di una intranet halal (la cui ultimazione è prevista per il marzo del 2013) è il punto di convergenza di un insieme di tendenze che vanno colte nella loro specificità. Pena, il rischio di accodarsi alla cacofonia globale scatenatasi intorno alla sterile polemica sull’attacco alla libertà di espressione perpetrata dal regime degli ayatollah contro i suoi cittadini. Fatto che è senz’altro vero ma che non può essere adottato come unica chiave di lettura di una vicenda ben più complessa. Prosegui la lettura »

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