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Prism Break: crypto ammo for the masses
Qualche altra considerazione su PRISM. Ed una tonnellata di software da imparare ad utilizzare per difendere la privacy delle proprie comunicazioni.
Quand’è che la sorveglianza perde di efficacia? La risposta, più semplice di quanto uno potrebbe immaginare, non va affidata a sofisticate disquisizioni tecniche. O almeno non solo. Un briciolo di buon senso suggerisce infatti che una falla si apre in un sistema di controllo quando coloro che ne sono oggetto vengono a sapere della sua esistenza.
Le rivelazioni di Edward Snowden hanno messo in luce di fronte al grande pubblico qual’è l’ampiezza dello sguardo lanciato dall’occhio elettronico statunitense. Frutto di un perverso connubio tra agenzie di intelligence, contractors privati ed internet companies, PRISM nelle ultime settimane è stato spesso associato all’immagine letteraria del “grande fratello”. Un paragone questo, che però opera una semplificazione fuorviante perché non tiene conto dello scarto fondamentale che intercorre tra il racconto di Orwell e la realtà in cui siamo immersi. PRISM infatti è un vero e proprio network che gode della partecipazione di aziende come Facebook, Google, Apple, Yahoo e Microsoft. Secondo un’inchiesta del Washigton Post, il 98% della sua efficacia risiede precisamente nella capacità di attingere alle fonti informative fornite da questi attori. E quindi implicitamente di attingere alle fonti informative che siamo noi stessi a disseminare in rete. Detta altrimenti, non è l’NSA a fare irruzione nelle nostre case sfondando la porta. Siamo noi ad aprirgliela per farla accomodare in salotto mentre sbrighiamo le nostre faccende. Prosegui la lettura »
L’anomalia italiana di Internet
Scritto da iff in Censura, Motori di ricerca, Proprietà intellettuale il Marzo 25, 2011
È di ieri la notizia di un’altra sentenza contro i motori di ricerca che si rendono “responsabili” di linkare materiali illeciti. Dopo la vicenda Google-Vividown, questa volta la scure della magistratura è caduta sulla testa di Yahoo, resasi colpevole di fornire fra i suoi risultati di ricerca indirizzi di siti che permettono la visione di contenuti e materiali audiovisivi coperti da diritto d’autore. E l’Italia è sempre più vicina all’affermazione del principio di responsabilità nell’intermediazione dell’informazione on-line.
Puntualizziamo. Lungi da noi difendere i motori di ricerca che effettivamente svolgono un ruolo di intermediazione informativa e culturale di primissimo piano, dato che rappresentano uno dei gate principali nell’accesso all’informazione. Lungi da noi prendere le parti di attori economici privati che sulla base di criteri stabiliti dalla segretezza dei loro algoritmi svolgono una funzione a carattere pubblico senza che questa venga attualmente regolamentata al pari degli altri media audiovisivi. E lungi da noi stracciarci le vesti (anche perché altrimenti non sapremo più quali abiti indossare) per dei soggetti privati che possono permettersi di esercitare a briglie sciolte un potere spaventoso anche sotto il profilo politico oltre che economico. Ribadiamolo: il potere oggi riposa sulla punta dell’informazione ed i motori di ricerca negli ultimi anni ne hanno spesso attuato forme di governance scellerate. Prosegui la lettura »
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