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«Se credi di avere tutto sotto controllo, allora non stai andando abbastanza veloce!»
Durante il meeting Agorà 99 abbiamo intervistato Simona Levi, hacktivista del movimento #15M.
Madrid – Non è un segreto che il movimento #15M sia uno laboratorio avanzatissimo nella sperimentazione di tattiche e strategie comunicative all’interno delle mobilitazioni sociali contro la crisi. Durante la nostra permanenza a Madrid per il meeting Agorà 99, è stato impossibile non rendersi conto di quanto gli hacktivisti abbiano profondamente influenzato, dal punto di vista culturale e politico, ampi settori, non solo del movimento, ma dell’intera società spagnola. Nei cinque giorni passati tra assemblee, workshop e presidi, attraversati da soggetti con le più disparate biografie ed età anagrafiche non ci è mai capitato di imbatterci in quella litania, tipica delle nostre parti, che recita «Internet? Io non ci capisco niente. Parla con il compagno mediattivista». Al contrario il problema della comunicazione – su tutti i livelli, dalla strada alla rete – non viene delegato a poche nicchie di “esperti” ma assunto come elemento dirimente e trasversale nel dibattito quotidiano, sia che si tratti di organizzare una piccola iniziativa in quartiere sia che l’obiettivo della giornata sia l’assedio al Parlamento.
Questo non significa che nel tempo non siano sorti anche piccoli think thank, crew di personaggi a metà tra l’hacker e lo spin doctor, che hanno aiutato il movimento a misurarsi con il mainstream sul terreno dell’opinione pubblica, sviluppando un nuovo paradigma dell’informazione in lotta: la tecnopolitica che teorizza la riappropriazione delle reti per l’azione collettiva. Attenzione, il loro ruolo non è esclusivamente quello di orchestrare i network di comunicazione: al contrario la loro mission sembra piuttosto organizzare lo sciame perché lo sciame possa auto-organizzarsi ed impari a riappropriarsi dell’uso politico dei media. Prosegui la lettura »
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