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Wikileaks – fragments of global disorder

Original post in Italian

The historical moment in which Wikileaks (WL) acts is decisive: – it’s the moment of the crisis of the United States’ military, political, cultural and technological hegemony.

The fall of the second Wall of the 20th century (‘Wall’ Street) replicates the calls    for glasnost (“openness”) and perestrojka (“change”) because, even if within its   neoliberalist characterization, democratic ideology has experienced a degeneration.

Reforming the system is the imperative, United States’ planetary overstretching     reaches its limits from Iraq to Latin America; the executive power is weak and safeguarded by those who long for a reactionary, fundamentalist and authentically “American” resolution of the ideological crisis.

In this scenery, already complex on its own, a specter is starting to roam around,   whispering in the ears of whoever it meets: “information in revolt will be writing  history.”

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Wikileaks: frammenti di disordine globale

English Translation

Il momento storico in cui Wikileaks opera è decisivo: è quello della crisi dell’egemonia militare, economica, politica, culturale e tecnologica statunitense.

La caduta del secondo muro del ‘900 (Wall Street) riproduce le sue richieste di glasnost (“openness”) e perestrojka (“change”) perché persino nella caratterizzazione che la vulgata neoliberista le ha dato l’ideologia democratica ha subito una degenerazione. L’imperativo è la riforma del sistema, l’overstretching planetario degli Stati Uniti segna il passo dall’Iraq all’America Latina, l’esecutivo è debole e sotto tutela da parte di chi ambisce ad una risoluzione reazionaria, integralista ed autenticamente “statunitense” della crisi ideologica.

E dentro a questo scenario già complesso di suo comincia ad aggirarsi uno spettro che bisbiglia nelle orecchie di chi lo incontra: «Le informazioni in rivolta scriveranno la storia».

Spettro ci sembra il termine più adatto per descrivere la figura di Assange, sia per i suoi connotati fisici sia per l’evanescenza con cui è riuscito per diverso tempo a farla franca da polizie e servizi segreti di tutto il mondo.

Eppure la vicenda di WL (Wikileaks), di cui ancora molti capitoli dovranno essere scritti, produce ricadute estremamente concrete, tali da determinare fratture profonde nei reticoli tradizionali del sistema informativo globale, attraversati in questi giorni da movimenti di disaggregazione, scomposizione e riaggregazione. Fratture che rappresentano un punto di non ritorno, espandendosi a trecentosessanta gradi e non a senso unico. Prosegui la lettura »

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La polizia ci spia su Facebook? Tanto stupore per nulla

Stupirsi del fatto che la polizia usi Facebook per spiare la attività degli utenti in rete, è un po’ come stupirsi del fatto che all’ombra dei palazzi romani e delle emittenti televisive milanesi, gli esponenti del potere si dilettino a fare “bunga bunga” con giovani donzelle più o meno compiacenti. Solo i giornalisti del gruppo editoriale “L’Espresso” possono pensare che una notizia di questo genere abbia rilevanza o presenti davvero il benché minimo carattere di novità.

Minchia commissà! Ci stanno spiando su Feisbuc!

L’articolo firmato da Giorgio Florian (“La polizia ci spia su Facebook”) che tanto clamore ha destato negli ultimi due giorni, a nostro modo di vedere, è attraversata da una linea narrativa di una banalità disarmante, in cui la storiella dell’orso viene venduta come la rivelazione dell’anno.

Provando anche a dare una lettura della smentita a tempo record della polizia postale, fatta a mezzo ANSA alle ore 16.30 di giovedì, vediamo quali possono essere i piani su cui la questione va affrontata.

Il primo è quello più ovvio che, dal basso della nostra esperienza militante, abbiamo già abbondantemente sedimentato nel bagaglio delle conoscenze quotidiane e sperimentato sulla nostra pelle. L’abuso degli strumenti digitali nelle indagini di polizia è qualcosa che nasce con il cellulare, ma che ha probabilmente origini molto più antiche ed analogiche. È semplicemente ovvio che la polizia nella sua opera costante di sorveglianza sui soggetti “devianti” abbia la possibilità di fare (e faccia effettivamente) largo uso di intercettazioni (telefoniche, ambientali ed informatiche) non autorizzate in alcun modo dalla magistratura. Chiedetelo a qualsiasi avvocato un pò scafato e ve lo confermerà senza troppe remore. Se fate caso alle parole di Antonio Apruzzese, direttore centrale della polizia postale, noterete che il fatto in se non viene assolutamente negato. Semplicemente si attesta che i cybercop – bontà loro – si muovono «sempre con l’autorizzazione della magistratura. Anche perché nel caso contrario tutto ciò che si fa non avrebbe alcun valore processuale». Il che però non significa che intercettazioni prive di valore probatorio in un’aula di tribunale (ovvero non utilizzabili nella formazione della prova) non possano essere fruttuosamente impiegate in attività di “prevenzione” e repressione. Prosegui la lettura »

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Mani tese e pugni chiusi

Sabato 11 settembre “Il Resto del Carlino” ha aperto l’edizione locale con l’ennesimo scoop sensazionalistico della campagna “Diamoci una mano” sull’emergenza writing. A dire la verità il concetto di scoop ha una connotazione eccessivamente meritoria: “squallido” e “servizietto” sono due termini che forse meglio si prestano per definire le paginette vergate dalla “Torquemada de noantri” Federica Andolfi.

Il succo della notizia è questo: un cavaliere della rete solitario (ovvero senza amici) che per comodità chiameremo “Federica Andolfi”, avrebbe deciso di dare un senso alle sue grigie giornate (e sopratutto bianche nottate), ricostruendo l’identità anagrafica di alcuni writer attivi sul territorio bolognese. Tali informazioni sarebbero state impacchettate in un dossier di 250 «elementi probanti in formato jpeg» (cioè 250 immagini scaricate da Facebook, Flickr e Myspace), consegnato in questura dall’ex forzanovista Daniele Corticelli, capobastone della temibile organizzazione “Bologna Capitale”. Giunto in piazza Galilei sbracciando pur di dare al suo oscuro partituncolo 20 righe di notorietà, davanti ai flash dei fotografi (l’unico presente era quello della solita Federica Andolfi) ha dichiarato con sfumati toni politologici: «Mo ‘sti cornuti li teniamo ben per le palle. Noi cittadini di etnia bolognese vogliamo il sangue. Ora la polizia sa chi sono e deve picchiare duro». E poi, a degno coronamento del suo inappuntabile ragionamento, si è asciugato la bava alla bocca ed ha fatto un bel rutto soddisfatto.

In attesa che il meritato Pulitzer venga attribuito a Federica non sembra una cattiva idea quella di mettere i puntini sulle i, e chetare i bollenti spiriti del popolino. Prosegui la lettura »

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Le nonne di Wired Italia guardano la Google Tv

O “Dell’intramontabile spirito della New Economy”

Che succede in questi giorni?

Quisquilie: sono in atto le prove generali per affossare il principio di net-neutrality che fino ad oggi ha, più o meno, governato la rete. L’idea è quella di creare un’ Internet a due corsie: su quella più veloce viaggiano contenuti commerciali ed a pagamento mentre sui doppini del rame si fa transitare tutto il resto (controcultura, autoproduzioni,  informazione indipendente e tutto ciò che non è monetizzabile).
I protagonisti principali di questa drammatica svolta? Google, il paladino della libertà in rete ed il provider Verizon.

A distanza di poche ore dalla diffusione di queste voci arrivano secche smentite, raccolte al balzo dai fresconi di Punto Informatico. Ai quali è però sfuggito un fattarello.
Infatti mentre Google, imbronciata, nega l’esistenza di un qualsiasi progetto che vada in questa direzione,  Logitech sbandiera ai quattro venti l’elaborazione di un nuovo prototipo di WebTV, frutto di una partnership con Mountain Views e basata sui suoi standard (Chrome e Android).

Strano che nessuno ci abbia fatto caso.
Eppure la fonte non è particolarmente riservata.
La notizia non proviene da intercettazioni ancora al vaglio dei magistrati né da illeciti scatti rubati che ritraggono Brin e Page intenti a festeggiare l’ennesimo piano di dominio per il web scambiandosi piccanti effusioni (leggi slinguazzate) sulle ginocchia dell’AD di Logitech.

La “gola profonda” è in famiglia. Si tratta dei cuginetti di PI, i raffinatissimi giornalisti di Wired Italia, che ancora una volta ci deliziano con un articolo talmente degno di nota che proprio non possiamo esimerci da scrivere due righe. Prosegui la lettura »

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Twitter come Wall Street

La crisi è arrivata anche su twitter

Sono circa le 19.30 nell’Aula Poeti di Scienze Politiche a Bologna. Saskia Sassen si sta apprestando ad ultimare la sua relazione sulle “Sfide globali nella città” quando Qwit (il client open source che solitamente usiamo per comunicare a colpi di 140 caratteri con altri
fringuelli sparsi per Bologna, Italia e resto del globo) cinguetta la seguente notizia:

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Incuriositi cominciamo a spulciare il nostro profilo e quello di altri amici che seguiamo: tutti i legami che abbiamo instaurato sembrano essere improvvisamente tabula rasa, spazzati via da un disturbo nella forza che pazientemente regola la vita in rete.
L’insieme di relazioni creato e mappato all’interno del network di twitter è completamente azzerato.
I media tradizionali approntano alla bell e meglio un neologismo (Twitpocalypse) da far circolare nelle nuvole della rete diventate improvvisamente minacciose e gonfie di pioggia.
La coda lunga prende la forma del panico. Prosegui la lettura »

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