Tangodown: lucrare (o legiferare) sull’emergenza?

L’araba fenice di Anonymous risorge dalle ceneri: dichiarata morta il venerdì, torna sul campo di battaglia il lunedì. E manda al tappeto il sito del tribunale di Roma. Intanto cominciano ad emergere dubbi sulla versione ufficiale fornita dalla Polizia Postale sull’operazione “Tangodown”. All’orizzonte un giro di vite contro la libertà sul web?

anon-arrestSulla conclamata decapitazione del vertice italiano di Anonymous – un leitmotiv ripetuto fino alla nausea da tutte le polizie del mondo ogni volta che un’operazione repressiva viene messa in atto contro il network di hacktivisti – non vale neppure la pena di pronunciarsi. A parlare sono i fatti. Ed i fatti dicono che il sito del tribunale di Roma ieri pomeriggio è stato messo K.O. da un attacco Ddos. Inequivocabile la firma sul biglietto del pacco sorpresa: “Anonymous Italia. Siamo ancora vivi bastardi”.

Intanto poco alla volta emergono i primi particolari sull’operazione condotta nella mattinata di venerdì dalla Polizia Postale e dalla Procura di Roma che ha portato all’arresto di 4 persone ed alla denuncia di altre 10. E cominciano a fare capolino anche numerosi dubbi sulla versione ufficiale fornita dalle forze dell’ordine a stampa e televisioni.

Il teorema avanzato dalla procura di Roma si basa su un semplice assunto. Gli indagati, accusati tutti di “associazione a delinquere di stampo virtuale” avrebbero utilizzato il logo di Anonymous per attaccare istituzioni ed aziende private con l’intento di offrirsi in un secondo momento alle stesse come consulenti per poterne trarre profitto. Di quali somme si stiamo parlando? Qui cominciano le prime imprecisioni. Molto grosse a dire la verità. Tra le cifre riportate dal Corriere («consulenze per 50-60 mila euro») e quelle riportate dal Nuovo Quotidiano di Puglia («300 euro») c’è un’oscillazione a dir poco vertiginosa. Prosegui la lettura »

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Il mostro venuto dalla pancia di Internetz

E noi che ci preoccupavamo della scelta di Giampiero D’Alia come ministro della Pubblica Amministrazione! L’ex UDC, eletto a febbraio in quota Scelta Civica, è noto infatti unicamente per essere stato autore nel 2009 di un decreto legge, ribattezzato a furor di rete “ammazza-web”, degno della migliore tradizione giuridica nordcoreana.

Noi, che nei giorni scorsi ci allarmavamo del fatto che nel governo Letta non vi fosse alcun ministero delle telecomunicazioni! Un segnale politico chiaro, facile da interpretare e non solo rispetto alla questione del conflitto d’interessi: per quel che riguarda televisione, internet, mobile e frequenze radio per le New Generation Network il mercato e la relativa regolamentazione restano così come sono. Cristallizzate in un termidoro confinato ai primi anni del 2000.

Che sciocchi, ingenui, creduloni siamo stati! Il pericolo era molto più vicino ed aveva le fattezze serafiche del “rinnovamento”.

Poco più di un mese fa molti avevano salutato con entusiasmo la nomina di Laura Boldrini a terza carica dello Stato. Ma chi aveva ciancicato di “un forte segnale di cambiamento” dovrà rimangiarsi tutto, lingua compresa. L’imbarazzante intervista rilasciata ieri dalla Presidentessa della Camera a Concita De Gregorio per il quotidiano la Repubblica non lascia spazio ad equivoci: in quanto a diritti digitali e conoscenza del web, l’onorevole Boldrini è in tutto e per tutto espressione e continuità della classe politica degli ultimi 15 anni. Semplicemente non ne sa nulla. Prosegui la lettura »

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OpIsrael reloaded: «Tel Aviv non è invulnerabile». In chat con l’Intifada digitale

A ridosso di qualsiasi conflitto si scatena sempre una guerra di cifre. La seconda parte di OpIsrael non sembra fare eccezione a questa regola. Quanti sono stati i siti travolti dall’ondata di attacchi che Anonymous ha scagliato contro le infrastrutture informatiche israeliane a partire dal 7 Aprile? Si è trattato davvero di un flop come hanno affermato le autorità di Tel Aviv? A quanto ammontano i danni economici provocati? Mentre l’operazione è ancora in corso, Infoaut per vederci più chiaro ha intervistato alcuni dei protagonisti attivi sul campo di battaglia. Sync, black e anon4 sono tre hacker che hanno preso parte all’assalto contro l’internet israeliana negli ultimi giorni. Ecco che cosa ci hanno detto.

 

opisrael_interview_2IFF – Anonymous, pur a malincuore e non senza tensioni interne, si era ufficialmente uniformata alla tregua siglata tra le autorità palestinesi ed israeliane il 21 novembre 2012. Gli attacchi cominciati sabato e quelli delle ultime settimane (come il leaks ai danni del Mossad) fanno pensare ad un’operazione a lungo ragionata. Come si è sviluppato il vostro dibattito interno rispetto ad OpIsrael in questi mesi? Quali obbiettivi politici vi siete prefissati? Il contesto rispetto a novembre è diverso: allora OpIsrael fu una reazione ad all’aggressione bellica sionista su Gaza. Oggi invece siete stati voi a muovere la prima pedina annunciando l’operazione un mese fa, in concomitanza con il memorial day dell’Olocausto. Perché avete deciso di far partire la seconda fase di #OpIsrael?

 black – Perché Israele continua la sua presa su Gaza e non molla.

 anon4 – Il dibattito è sempre stato altalenante fra chi voleva rispettare la tregua, e chi intendeva agire in previsione del 7 aprile. Certo non è mai mancato chi ha continuato ad agire singolarmente o con altri team. La data del 7 è stata decisa perché è quella in cui si commemora l’olocausto. Volevamo detournare il significato di questa ricorrenza simbolica e riadattarlo a quella che è l’attuale situazione a cui sono costretti i palestinesi dalla ferocia israeliana. Olocausto non fu solo quello che coinvolse gli ebrei: olocausto è anche il genocidio perpetrato dalla mano sionista… oggi questa parola è più attuale che mai. Abbiamo scelto di ridare slancio all’operazione per via dei continui abusi e vessazioni perpetrate nei confronti del popolo palestinese (anche in presenza della tregua). Di esempi se ne possono annoverare a bizzeffe. In primis la terribile situazione dei detenuti palestinesi nelle carceri israeliane: una vera e propria violazione tout court dei diritti umani. Per non parlare del caso di Samer Issawi, in sciopero della fame come segno di protesta, la cui vita è in grave pericolo. Prosegui la lettura »

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#OpIsrael reloaded: «TelAviv is not invulnerable». Chatting with digital intifada

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Shortly after a conflict a war of numbers always bursts. OpIsrael’s second part doesn’t seem an exception to this rule. How many websites were overran by the wave of cyber – attacks that Anonymous unleashed against Israeli IT infrastructures since 7 April? Has it really been a failure as Tel Aviv’s government stated? What is the amount of the economic damage? While the operation is still running, Infoaut tries to read between the lines by interviewing some of the active protagonists on the battleground. Sync, black and anon4 are three hackers that have taken part in the assault against Israeli internet in the past days. This is what they told us.

IFF – Anonymous, even though reluctantly and with some inner tensions, officially decided to conform to the truce that Israeli and Palestinian authorities signed on 21st November 2012. The attacks that began on Saturday and those of the last few weeks (as the leak against Mossad) let us think of an action pondered for a long time. How did the debate about OpIsrael develop within your group in the last months? Which political goals did you set for yourselves? The context is different in comparison with November: at that time OpIsrael has been a reaction to the Zionist military operation against Gaza. Nowadays, on the contrary, you have made the first move announcing the operation one month ago, at the same time of the Holocaust Memorial Day. Why have you decided to start OpIsrael’s second phase?

Black – Because Israel keeps its hold on Gaza without giving up.

Anon4 – The debate has always been swinging between those who wanted to respect the truce, and those who wanted to take action with a view to 7th April. Surely, many people have continued to act as individuals or joining other teams. 7th April was decided because it is the Holocaust Memorial Day. We wanted to reframe the meaning of this symbolic anniversary in order to readjust it to the current situation that Palestinian people is forced to live in by Israeli savagery. Holocaust was not just the one that involved Jews: Holocaust is also the genocide committed by Zionist hands.. Today this word is more actual than ever. We decided to give a new impulse to the operation because of the continuous abuses and vexations towards the Palestinian people (even during the truce). There are a lot of examples regarding those. First of all, the terrible situation of Palestinian prisoners in Israeli jails: an out – and – out, total violation of human rights. Not to mention the case of Samer Issawi, on hunger strike as a form of protest, whose life is seriously in danger. Prosegui la lettura »

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Redhack contro il Mossad. 35000 nominativi pubblicati on-line.

Apparterrebbero ad altrettanti elementi legati al servizio segreto israeliano. Autori del colpaccio la nota crew turca di Redhack e quella di Sector404. All’orizzonte la seconda fase di OpIsrael.

redhack_sector404

Nella notte tra sabato e domenica le crew di Sector404 e quella di RedHack – noto gruppo turco di hacktivisti legato al network di Anonymous – hanno pubblicato in rete un corposo file con 35000 identificativi: nomi, cognomi, numeri di telefono, indirizzi di casa e di posta elettronica. Si tratterebbe, stando alle parole degli autori dell’azione, di dati riconducibili ad elementi appartenenti al Mossad. Contemporaneamente il sito ufficiale del servizio segreto israeliano è stato messo off-line da un attacco DDOS. Gli hacktivisti coinvolti nell’accaduto hanno dichiarato in seguito come le due azioni, pur inserendosi nel medesimo contesto, non siano legate da un nesso di consequenzialità. Detta in altro modo i dati in questione potrebbero essere stati sottratti in precedenza da altri server militari israeliani. È difficile pensare infatti che questi si trovassero sul medesimo portale utilizzato dal Mossad per le relazioni pubbliche.  Prosegui la lettura »

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Dax vive e dice “Tango Down!”. Anonymous oscura altri siti neofascisti

Per qualcuno la giornata di lotta del 16 marzo comincia prima. È notte fonda ma nessuno sembra dormire nei canali di Anonymous Italia quando tre attacchi DDOS, coordinati e simultanei, vengono lanciati contro altrettanti siti: prima quello di Forza Nuova, poi è il turno di Lealtà ed Azione ed inifine tocca a Fiamma Tricolore. I monitor diventano neri e uno dopo l’altro i sever sono resi inaccessibili. Il 16 marzo 2013 Dax vive e dice “Tango Down!”

A nemmeno cinque giorni dall’operazione che aveva mandato off-line il sito di Casa Pound Italia, non lasciandone più traccia nel web, Anonymous è tornata a farsi sentire. E quanti, nell’entusiasmo che aveva circondato il successo dell’azione di lunedì 11 marzo, avevano richiesto di allargare il range degli obbiettivi da colpire, non possono che ritenersi soddisfatti. Detto, fatto. Ed a poche ore dalla manifestazione nazionale che vedrà le strade di Milano ricordare Davide Cesare, altri tre portali dell’arcipelago neo-fascista sono colati a picco. Prosegui la lettura »

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