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Tangodown: lucrare (o legiferare) sull’emergenza?

L’araba fenice di Anonymous risorge dalle ceneri: dichiarata morta il venerdì, torna sul campo di battaglia il lunedì. E manda al tappeto il sito del tribunale di Roma. Intanto cominciano ad emergere dubbi sulla versione ufficiale fornita dalla Polizia Postale sull’operazione “Tangodown”. All’orizzonte un giro di vite contro la libertà sul web?

anon-arrestSulla conclamata decapitazione del vertice italiano di Anonymous – un leitmotiv ripetuto fino alla nausea da tutte le polizie del mondo ogni volta che un’operazione repressiva viene messa in atto contro il network di hacktivisti – non vale neppure la pena di pronunciarsi. A parlare sono i fatti. Ed i fatti dicono che il sito del tribunale di Roma ieri pomeriggio è stato messo K.O. da un attacco Ddos. Inequivocabile la firma sul biglietto del pacco sorpresa: “Anonymous Italia. Siamo ancora vivi bastardi”.

Intanto poco alla volta emergono i primi particolari sull’operazione condotta nella mattinata di venerdì dalla Polizia Postale e dalla Procura di Roma che ha portato all’arresto di 4 persone ed alla denuncia di altre 10. E cominciano a fare capolino anche numerosi dubbi sulla versione ufficiale fornita dalle forze dell’ordine a stampa e televisioni.

Il teorema avanzato dalla procura di Roma si basa su un semplice assunto. Gli indagati, accusati tutti di “associazione a delinquere di stampo virtuale” avrebbero utilizzato il logo di Anonymous per attaccare istituzioni ed aziende private con l’intento di offrirsi in un secondo momento alle stesse come consulenti per poterne trarre profitto. Di quali somme si stiamo parlando? Qui cominciano le prime imprecisioni. Molto grosse a dire la verità. Tra le cifre riportate dal Corriere («consulenze per 50-60 mila euro») e quelle riportate dal Nuovo Quotidiano di Puglia («300 euro») c’è un’oscillazione a dir poco vertiginosa. Prosegui la lettura »

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