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The lobbies of copyright flee. Netwar, final showdown?

Original article in Italian

 

SOPA and PIPA “undermine the internet’s fundamental architecture” professor James Boyle of Duke University said. And he is certainly right. Not by chance yesterday Massimo Gaggi on the Corriere della Sera reported the sarcasm of Chinese newspapers towards the implementation of the censorious barriers entailed by the approval of these bills. There is little space for rejoicing, to say it all. If by any (unlikely) mean the Stop Piracy Online Act and the Protect IP Act would succeed, even in their watered-down versions – against those initially proposed in US House of Representative and Senate – we would be witnessing a steady twist of the Internet as we knew it in the West.

The identity of the Internet – we should know it by now – is something temporary and the transformation of its main features (as, precisely, its architecture) is able to twist the practices of social communication that run through it.

And so what? The battles against SOPA and PIPA are most righteous ones, sacrosanct, to be absolutely won. At least in a tactical perspective. But please, let’s not picture these as battles for freedom of speech and, even less, to preserve those conditions of openness that turned Internet into the biggest agora in the history of mankind. The risk here is to jump out of the frying pan into the fire, without even realizing it. Prosegui la lettura »

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Informazioni di Parte – Intervento di Silvano Cacciari

Pubblichiamo la trascrizione dell’intervento di Silvano Cacciari – Docente all’Università di Firenze ed animatore del portale di controinformazione Senza Soste – durante il ciclo di incontri “Informazioni di Parte. Per un nuovo mediattivismo tra disordine globale e narrazioni insorgenti”, nel dibattito tenutosi lo scorso maggio presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bologna.

Vi si delineano importanti nodi teorici e pratici da sciogliere per un discorso ed una pratica antagonista di contropotere mediale.

Quali sono le radici storiche del discorso egemonico mediale delle classi dominanti? Quali limiti della sinistra istituzionale e di movimento rispetto alla comunicazione mediale hanno permesso il radicarsi di quest’egemonia? Attraverso quali forme si esprime, e come riesce a connettere ed a presidiare il tessuto delle società contemporanee?

Nelle prossime settimane proseguiremo la pubblicazione degli interventi degli altri relatori, Carlo Formenti e Federico Montanari. Prosegui la lettura »

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Fringuelli, galli nel pollaio e vecchie volpi

Prendiamo la parola in merito al dibattito sviluppatesi nelle ultime settimane su una mutazione in senso mainstream di Twitter in Italia. Un’urgenza dettata dall’importante ruolo rivestito dai social media nelle mobilitazioni degli ultimi mesi, in particolare quelle NoTav.

Sembrava un battibecco tra fringuelli. Invece era una questione di galli nel pollaio. Molto più numerosi e grossi di quanto uno si potrebbe aspettare.

Pietra dello scandalo il flame tra Guzzanti, Fiorello e Jovanotti. Se altrove il gossip e le ruggini on line tra star rappresentano uno dei piatti classici serviti al tavolo dell’intrattenimento quotidiano, da noi è forse la prima volta che una controversia sui social media tra i protagonisti del jet set italiano trova spazio tra la righe e le frequenze del mainstream. Effetto assicurato. Rete italiana in fibrillazione e sbrodolante di riflessioni ed opinioni ad ampio ventaglio: dalle guide sull’utilizzo di Twitter che richiamano all’ordine gli apostati appena sbarcati sulla piattaforma di microblogging alle dotte discussioni tra “esperti” che si interrogano sulla vexata quaestio: Twitter è un social media?

Ma la trasformazione della geografia mediatica italiana (e nello specifico di Twitter) non è cominciata l’altro ieri con una baruffa tra personaggi famosi. È un processo in corso da diverso tempo, accelerato da una pluralità di spinte e dal protagonismo di diversi attori. Prosegui la lettura »

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iFu. L’ambivalenza rimossa di Steve Jobs

Diradatasi parzialmente la cortina di incenso attorno alla morte di Steve Jobs, ed il cordoglio unanime ed ovattato, occorre fermarsi a riflettere criticamente sulla sua parabola e sul suo lascito nel nostro presente, e trarne le opportune lezioni.

Steve Jobs è stato un capitalista nell’accezione più classica di questo termine: ha saputo appropriarsi della ricchezza creativa della controcultura e della cooperazione degli anni ’70 ed ’80 statunitensi e servirsene per creare e veicolare bisogni e tendenze di mercato. Destreggiandosi, con abilità da riconoscere, tra cyber-èlite e masse, contribuendo alla perdita d’aureola delle prime ed alla messa a lavoro generalizzata dell’intelligenza delle seconde, tramite interfacce sempre più semplificate.

In particolare, l’attraversamento della scena dell’Homebrew Computer Club, fucina di numi dell’ICT da Richard Stallman a Lee Felsenstein è stata un prerequisito indispensabile per Jobs per agire pienamente nella successiva fase di socializzazione del web. Molti attacchi vengono rivolti a Steve Jobs da parte del mondo hacker, che lo accusa di aver svenduto al grande business l’innocenza della comunità amatoriale – profittando egli stesso del decisivo apporto tecnico del cofondatore di Apple Steve Wozniak. Prosegui la lettura »

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“Salviamo Wikipedia!” Sortita dal basso nella guerra mediale italiana

Wikipedia Italia scende in campo contro la cosiddetta legge ammazza blog. E per protestare entra in sciopero. Da 24 ore infatti le 800000 voci dell’enciclopedia libera risultano essere inaccessibili al pubblico. Una scelta che gli amministratori del sito hanno spiegato alla loro utenza con un breve ma significativo comunicato.

Sotto accusa è il comma 29 del cosiddetto DDL intercettazioni, in questi giorni sotto il fuoco incrociato di roventi polemiche all’interno della stessa maggioranza di governo.

«Tale proposta di riforma legislativa» afferma il comunicato di Wikimedia Italia «prevede, tra le altre cose, anche l’obbligo per tutti i siti web di pubblicare, entro 48 ore dalla richiesta e senza alcun commento, una rettifica su qualsiasi contenuto che il richiedente giudichi lesivo della propria immagine»

Qualora questo nuovo dispositivo giuridico venisse introdotto «chiunque si sentirà offeso da un contenuto presente su un blog, su una testata giornalistica on-line e, molto probabilmente, anche qui su Wikipedia, potrà arrogarsi il diritto — indipendentemente dalla veridicità delle informazioni ritenute offensive — di chiedere l’introduzione di una “rettifica”, volta a contraddire e smentire detti contenuti, anche a dispetto delle fonti presenti.»

Un fatto che Wikipedia non esita a definire come «una inaccettabile limitazione della propria libertà e indipendenza». Prosegui la lettura »

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Le carte scoperte di Wikileaks

La mossa di Wikileaks di rilasciare nelle scorse ore sul web i 251.287 cable del Dipartimento di Stato statunitense, (desecretandoli e rendendoli liberamente accessibili) e delegarne la disamina e la selezione al crowdsourcing dell'”intelligenza della rete” (che, data la complessità che si affronta nella lettura e nella decifrazione delle comunicazioni diplomatiche, è giocoforza ridimensionare a comunità ristrette di esperti, dotati di particolari competenze) segna una rottura netta rispetto alle tattiche utilizzate in passato dall’organizzazione di Assange.

Si tratta di una scelta forse obbligata dall’evolversi degli eventi degli ultimi mesi, con la necessità di rilegittimare Wikileaks e la figura di Assange agli occhi del grande pubblico dopo un periodo non esattamente felice, ma che può rivelarsi un salto nel buio pieno di incognite.

Da una parte, infatti, Wikileaks/Assange rinunciano alla propria tattica principale – ovvero la partnership privilegiata con alcuni grossi centri dell’informazione mondiale quali il Guardian, il New York Times, il Washington Post, lo Spiegel (i quali hanno subito condannato assieme allo stesso Dipartimento di Stato le modalità di diffusione del nuovo leak) ma anche con attori locali (in Italia il media partner di Wikileaks è stato il gruppo Espresso) nella procedura di rilascio delle informazioni confidenziali. Prosegui la lettura »

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