Valore liquido – Due parole a proposito di liquida.it


Giovedì in mattinata è apparsa in rete, su diversi notiziari e feed RSS la notizia dell’acquisizione da parte di Liquida di BlogBabel.
Il servizio che analizza, confronta e classifica i contenuti dei blog
in lingua italiana in un primo momento era stato messo in vendita su
e-bay con un’ asta poi interrotta. Pur non essendo noti i termini
finanziari dell’acquisto, si sa che le tecnologie di BlogBabel verranno
utilizzate ed integrate nella versione internazionale di Liquida.

innovazione?Tale operazione è stata immediatamente corredata dal rituale e pomposo comunicato stampa che prontamente celebrava una nuova sinergia tra le tecnologie dei due prodotti per offrire agli utenti della Rete servizi ancora migliori. Al coro degli entusiasti si è aggiunto Zambardino, non solo identificando in Paolo Anio (l’imprenditore fondatore di Banzai SPA, 
una delle più importanti società italiane di
advertising on–line, facente parte del gruppo editoriale RGB Srl.)
una nuova Penelope in grado di tessere a lungo le innovative fila della
ragnatela tecnologica italiana, ma intravedendo all’orizzonte il
profilarsi di un "movimento" ( e qui "sic" ci nasce dal profondo un
sospiro, pensando ai bei tempi in cui il termine movimento era sinonimo
di gioia, conflittualità e desiderio di trasformazione radicale del
presente, mentre oggi  il termine sta ad indicare l’acquisizione di
un’impresa ).

Liquida.it è una divisione della
Banzai SPA ed al suo attivo vanta diverse chicche come
i siti zingarate.com, girlpower.it e tutta una
serie di altre amenità.

Ma cosa fa precisamente Liquida.it? Qual’è il suo ruolo in rete?

Si tratta di nient’altro che un aggregatore, un
collettore di blog, “una applicazione Web che raccoglie contenuti
web come titoli di notiziari, blog, podcast, e vlog in un unico
spazio per una consultazione facilitata."

Ma non chiamatelo aggregatore! Si potrebbe offendere…

Nella sua “mission” si
descrive piuttosto come un servizio di valorizzazione della blogosfera italiana
e dell’informazione di qualità. Un servizio, generato interamente
dagli utenti, che in quanto strumento democratico, trasparente ed innovativo ( i paroloni che più emergono dal tagcloud agiografico dell’azienda ) si pone
l’obbiettivo di rendere protagonista il blogger concedendogli
l’opportunità di ottenere reputazione, credibilità e visibilità
secondo un non meglio precisato metodo meritocratico.

Un concetto
ribadito anche da Gabriele Lunati, ( consulente dello staff di Liquida ) in un’impacciata intervista a "Salva Con nome", non a caso incentrata sul
concetto di prosumer.

 

http://www.youtube.com/watch?v=sgJrIw_kKGk

 

Insistendo sul termine di valorizzazione
e non di semplice aggregazione afferma:

<<Mi piace parlare [ della blogosfera ] come un mondo
complementare a quello
[ dell’informazione ] istituzionale. […] Un
modo di informarsi dal basso grazie a quella coda lunga di contenuto
prodotta dall’utente comune. Il vero problema di questo mare magnum
di contenuti è quello di valorizzarlo, di farlo emergere. >>

Prosegue:

<< Prima di tutto liquida non
è un aggregatore ma un valorizzatore. Ci piace definirlo come un
vero e proprio portale dello user generated content italiano.
[…]
Unisce una scrematura  squisitamente
editoriale
[ dei blog selezionati – ben 13000!! ] all’uso di una tecnologia proprietaria che compie
un’analisi semantica dei testi dei vari blog che permette a Liquida
di svolgere alcune tipologie di analisi, di classificare questi post,
di identificarne il valore del contenuto prodotto, di estrapolarne i
tag fondamentali per fare in modo che la rilevanza data da questi
contenuti si avvicini il più possibile in termini di pertinenza
dalla ricerca effettuata dall’utente. In questo modo siamo abbastanza
sicuri di produrre un risultato pertinente e vicino ai desideri
dell’utente che in quel momento stava cercando quel determinato tag>>

E chiosa nel
finale:

<< Il social tagging permette
di diffondere e condividere conoscenze dal basso >>

Ascoltando questa intervista ci è venuto subito in mente
quanto
sia interessante osservare il
ruolo ambiguo del linguaggio, volto tanto alla creazione di un senso
comune ( inteso in questo caso come capacità di mettere il proprio
marchio su qualcosa che propria non è ) adagiato sulla costruzione di un
immaginario
mistificatorio della realtà.

La quale infatti è ben diversa da quella dipinta dal buon Gabriele Lunati che non la racconta
giusta, o meglio, non la racconta tutta.

La retorica sulla
democrazia in rete è un argomento persuasivo capace di fondare
imperi politici ed economici.

È un fatto abbastanza risaputo che Google, come Youtube ed altre piattaforme di
social networking hanno costruito la loro immagine positiva proprio
facendo perno su una presunta democraticità degli strumenti che
mettono a disposizione degli utenti, in grado di far sprigionare un
vortice di energie e capacità creative impensabili in passato.

Ci è venuto
spontaneo domandarci per quale motivo ( e utilizzando quali strumenti ) il gruppo Banzai abbia deciso di creare un
servizio come questo.

Le risposte che
siamo riusciti a darci sono tutte piuttosto deprimenti, e convergono più
o meno verso un unico fuoco: si tratta di una modalità di appropriazione del
valore creato dagli utenti in rete, resa possibile da un ulteriore
mediazione informazionale ( oltre a quella effettuata dai motori di
ricerca ) potenziata da tecniche di SEO ( Search Engine Optimization
).

Organizzando
sistematicamente i contenuti e utilizzando la potenza semantica dischiusa dall’aggregazione di centinaia di migliaia di post
preferibilmente prolissi ( non è un caso che Liquida.it affermi
chiaramente nella sua policy che articoli troppo brevi non verranno pubblicati ) vengono generati
nuovi
tag
e nuove
pagine
. Tutto questo
produce principalmente due effetti:

  • Aumento dei
    backlink ( ovvero i link di ritorno ad una pagina )

  • Aumento
    dell’indicizzazione della propria pagina

Gli effetti ( di cui riprendiamo la spiegazione da questo post ) sono più o meno i seguenti.

Rispetto ad un aggregatore, un singolo blog messo in piedi ed
amministrato da un utente medio ( ovvero la stragrande maggioranza di
quelli che oggi popolano la blogosfera ), risulta essere meno
ottimizzato allo sguardo indagatore degli spider che indicizzano il web.

In particolar modo
per ciò che riguarda le keyword generiche, agli occhi dei web
crawler dei motori di ricerca un utente avrà probabilmente più
probabilità di trovare ciò che vuole in un sito con più contenuti
correlati. Un aggregatore è quindi “ più forte” rispetto al
sito originale che aggrega.

Questo significa
che gli utenti cercando informazioni su Yahoo o Google avranno
accesso alla pagina del blog contenente tali informazioni in tre
passaggi invece che due:

  1. Ricercano sul
    motore

  2. *PASSAGGIO
    EXTRA
    –> Trovano sul motore la pagina interessata linkata
    dall’ aggregatore e non dal blog che effettivamente l’ha prodotta.

  3. Arrivano alla
    pagina interessata passando dall’aggregatore invece che dal motore
    di ricerca.

Accade infatti
molto spesso che eseguendo una ricerca relativamente ad una keyword
un aggregatore sia più in alto nel ranking e solo dopo un certo
periodo di tempo la fonte originale lo vada a superare.

La frase “ il
link è la moneta della rete”
non è mai stata così vera come in
questo caso.

Infatti è
l’ulteriore passaggio compiuto nel reperimento delle informazioni che
cela il valore che Liquida ( o qualsiasi altro aggregatore ) estrae e trattiene per se.

Una volta attirata
al proprio baricentro un’ enorme quantità di dati, tarata su uno
spettro amplissimo di soggetti e su un numero enorme di argomenti il
più è fatto. Dopodiché è facile trovare un inserzionista per vendere
spazio pubblicitario.

Trattandosi di un
contenitore assolutamente generalista ( è possibile trovarvi tanto
un blog come Femminismo a Sud quanto quelli della Destra di Storace nelle sue diverse sezioni e dislocazioni territoriali )
Liquida è un contenitore adatto per le “vecchie” pubblicità di
massa spersonalizzate come quelle di DoubleClick.

Ma la sua natura tecnica di aggregatore lo rende adatto anche
all’implementazione del servizio AdSense, ovvero link commerciali
suggeriti da Google che in base agli argomenti trattati ed alla
profilazione dei contenuti di una pagina web
crea pubblicità
apposita. Ogni volta che un utente clicca su una di queste pubblicità
Google guadagna e divide il bottino con chi ospita sulla sua pagina
web tali link ( in questo caso Liquida ).

Si capisce bene come la creatura di Paolo Ainio, risulti
essere perfetta anche per questo secondo scopo, dato che una delle
principali funzioni svolta dal suo sistema è l’analisi semantica
sugli articoli prodotti da una massa sterminata di utenti al fine di
<< estrapolarne i tag fondamentali per fare in modo che la
rilevanza data da questi contenuti si avvicini il più possibile in
termini di pertinenza dalla ricerca effettuata dall’utente. In questo
modo siamo abbastanza sicuri di produrre un risultato pertinente e
vicino ai desideri dell’utente che in quel momento stava cercando
quel determinato tag >>

Qui però non
stiamo parlando di democrazia, visibilità dell’utente o informazione
di qualità.

Stiamo semplicemente descrivendo
le più comuni procedure per l’ottimizzazione di un sistema di advertising interamente
basato sulla potenza semantica generata dal lavoro volontario dei
blogger, i quali non vedono un singolo euro degli introiti che hanno
contribuito a originare.

Non è
comunque che ce l’abbiamo con Liquida. Non ce ne vogliano gli impavidi
valorizzatori, paladini dello squisito lavoro redazionale! È solo che
la
dinamica appena descritta riprende perfettamente
le
"strategie" ed i modelli di business di miriadi di situazioni tristi a
cui ci ha abituato il Web 2.0 e di innovativo non ci pare abbia proprio
nulla.

Si tratta semplicemente
del business del ventunesimo secolo, quello dell’aggregazione
parassitaria, dove i nuovi mediatori di informazione come Liquida, non
creano né ricchezza ( se non per loro ), né conoscenza. Si limitano
ad implementare un servizio web con costi marginali prossimi allo zero,
magari utilizzando piattaforme open source ( in questo caso LAMP ). Poi si
siedono, nell’attesa di incamerare l’intenso fluire delle
informazioni in rete, producendo di fatto backlink ridondanti e
parole chiave con l’unico scopo di aumentare il numero dei click dei mouse
dei netizen per estrarne valore. Il tutto generosamente condito con spruzzate di marketing "democratico" e "opensourceggiante".

Una forma di infolatifondismo,
volto ad offrire servizi ( un ghiotto e comodo affare che nulla ha a
che vedere con un supposto mecenatismo o interesse per il pluralismo
informativo ) spacciati in modo "smart" col pretesto
dell’alterità agli organi d’informazione ufficiale, della
partecipazione dal basso e dell’opportunità di protagonismo finora
brutalmente soffocata dall’asfissiante jet-set broadcast.

Avete scoperto l’acqua calda. Complimenti per l’innovazione.

  1. #1 di nessuno il Settembre 13, 2009 - 10:15 am

    sempre la solita *merda* condita di publicità.

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