Archivio per la categoria Sorveglianza

#UKriot! Cyberinsorti ed hacker contro la polizia diffusa

“If you see a brother… SALUT! If you see a fed… SHOOT!”: questo il monito infuocato di uno dei tanti messaggi rimbalzati nei giorni scorsi tra le messaggerie della Londra in sommovimento.

 

Di pari passo col dilagare della sommossa nel tessuto metropolitano, da Peckham ad Oxford Circus, da Croydon ad Hackney, i quartieri londinesi si trasformavano in hashtag di Twitter; e con l’estensione dei disordini al resto del Regno i #tottenhamriots divenivano #londonriots fino ad ingigantirsi in #ukriots. Una cassa di risonanza enorme per gli insorti che hanno sfidato l’apparato altamente specializzato della MET, la polizia metropolitana in grado di contare sul panopticon orwelliano delle CCTV – le onnipresenti telecamere a circuito chiuso che fanno del regno insulare uno dei paesi più sorvegliati al mondo – e sul sistema cifrato di radiotrasmissione Airwave.

 

Ma il cuore dell’organizzazione e del coordinamento delle azioni è stato il servizio di messaggistica gratuito BBM (BlackBerry Messenger, che gira esclusivamente sullo smartphone dell’azienda canadese RiM, uno dei più diffusi tra i teenager d’oltremanica),  la cui natura privata e pseudoanonima ha reso difficile l’opera di contrasto ai disordini; con lo scambio di informazioni e coordinate che avveniva attraverso messaggi individuali e “broadcast” da uno a molti, ripubblicati solo parzialmente o successivamente sugli altri social network.

Prosegui la lettura »

, , , , , , ,

Nessun commento

Anonymous non da tregua a Vitrociset

Altre grane per la multinazionale italiana della difesa. Sullo sfondo una situazione economica tutt’altro che rosea, il mercato della sicurezza ICT, i suoi attori e la sua posta in palio.

Sono state giornate frenetiche, avvicendatesi tra chat, blog e darknet, quelle intercorse tra la «dissociazione» di Anonymous dall’attacco al CNAIPIC e l’ormai noto defacciamento del sito di Vitrociset che tanta risonanza ha avuto sia nelle blogosfera nazionale sia nei maggiori organi di informazione (che hanno ripresa la notizia solo 48 ore dopo).

Il primo atto va in scena venerdì 29 luglio. Qualcuno prende il controllo del blog ufficiale di Anonymous Italia cancellandone tutti i contenuti in esso presenti. Sulla bacheca rimangono solo alcuni frammenti di conversazione estrapolati dalla chat che è da sempre luogo di incontro degli hacktivisti. Le parole riportate sembrerebbero indicare un coinvolgimento del network degli anonimi italiani nell’attacco al CNAIPIC. Ma “medium is the message” ed il significato è chiaro. L’intenzione è quella di smentire il comunicato diramato mercoledì 27 agosto con cui Anonymous prendeva le distanze dall’attacco al Centro Nazionale Anticrimine Infromatico per la Protezione delle Infrastrutture Critiche. Se poi questa smentita arrivi dall’interno della comunità di Anonymous o per opera di un attore esterno non ci è dato saperlo. Comunque sia andata l’obbiettivo viene pienamente raggiunto: Anonymous Italia e LulzSec nel loro canale di chat indicano come loro nuovo blog lo stesso in cui stanno continuando le pubblicazioni dei leak del CNAIPIC. L’assunzione di responsabilità (diretta o indiretta) sembra essere confermata. Prosegui la lettura »

, , , , ,

Nessun commento

Anonymous ci ripensa. Vitrociset tira dritto

Ieri pomeriggio intorno alle 15 un colpo di scena ha sparigliato le carte in tavola sulla vicenda dell’attacco informatico al CNAIPIC che ha tenuto banco questa settimana. Sul blog ufficiale di Anonymous Italia è apparso un comunicato che ha negato qualsiasi responsabilità o coinvolgimento nella sottrazione degli 8 GB di documenti riservati dai server della polizia postale. La presa di distanze è fortissima. Le mani che hanno vergato le poche righe rilasciate in rete utilizzano un termine inequivocabile: «dissociazione».

Difficile capire cosa possa essere successo nelle ultime 48 ore all’interno del frastagliato arcipelago degli anonimi. Certo è che quest’ultimo comunicato arriva come un fulmine a ciel sereno. Ed è oggettivamente indice di una pessima gestione politica e comunicativa dell’operazione #antisec italiana. Impossibile non notare la discrepanza tra il livello di comunicazione pubblica tenuto nei due giorni successivi all’attacco e le pesanti parole del post pubblicato in bacheca ieri pomeriggio. I messaggi sul blog, gli aggiornamenti del profilo Facebook, i tweet dell’account LulzSecItaly ed il video presentato sul canale Youtube fra lunedì e martedì, avevano fatto pensare, se non ad un coinvolgimento diretto, quanto meno ad un supporto alla crew (nome NKTW load) che afferma di aver bucato bucato i sistemi di difesa della polizia postale. Prosegui la lettura »

, , ,

Nessun commento

The Battleground

John Perry Barlow ha affermato che Wikileaks è stato il primo campo di battaglia della grande infoguerra mentre le rivoluzioni arabe sono il secondo. E che soprattutto molti altri ancora ne verranno.

140 suggestivi caratteri da cui partire. Un trampolino di lancio per una profonda esplorazione che negli anni a venire riempirà scaffali di intere biblioteche e gigabyte di archivi digitali.

A partire dall’esplosione del Cablegate del dicembre 2010 fino alle rivolte che stanno attualmente infiammando il Nord Africa, hanno cominciato a prodursi all’interno del sistema informativo globale fratture che sembrano ormai insanabili.

Dal punto di vista del ruolo di Internet esse producono un prisma analitico i cui cristalli irradiano sfumature cromatiche ancora indefinite ma sulle cui punte già si legge chiaramente la sconfitta di tante impostazioni ideologiche e credenze relative alla rete. E allo stesso tempo esse rappresentano una prima cartina al tornasole sugli orizzonti delle forme di militanza locale e globale on-line.

Oltre a causare uno sconquasso geopolitico che sta rapidamente mutando il volto delle relazioni internazionali, l’esplosione delle rivolte sociali sulle coste del Mediterraneo ha visto un ruolo significativo della rete all’interno dei processi rivoluzionari dispiegatisi nell’area. Nelle fasi insurrezionali e post-insurrezionali magrebine, Internet è emersa sia come dispositivo con cui lanciare l’attacco al potere costituito sia come strumento importante nella possibilità di costruzione di una società altra.

Ma per quanto ci riguarda è chiaro che questi fenomeni non possono e non devono essere guardati attraverso la rudimentale, puerile e spesso strumentale apologia che individua nei social media il carburante quando non addirittura (!!) la causa scatenante delle rivolte. Ci interessa invece, una volta di più, coglierne l’affascinante ambivalenza situata all’incrocio tra potenza e limiti della rete, dove in pochi click gli switch sociali instradano il flusso delle informazioni da un network all’altro. Prosegui la lettura »

, , , , , , ,

4 Commenti

We are anonymous!

Uno degli attori che è definitivamente emerso da questi due mesi di conflittualità diffusa in rete a cavallo tra la vicenda Wikileaks e le insurrezioni sulle coste del mediterraneo è senza ombra di dubbio Anonymous. Sono tanti i segni che lo indicano: per l’hashtag #anonymous, Twitter, il termometro della rete, segna sempre temperature altissime. Per il Guardian on-line Anonymous è diventato una categoria del settore tecnologia. I suoi nemici hanno predisposto una serie di contromisure per prevenirne le azioni: Microsoft ha inserito LOIC – il software utilizzato da migliaia di utenti per effettuare gli attacchi di DDOS (Distribuited Denial Of Service) contro una pluralità di obbiettivi – nella sua lista di virus, l’FBI ha stilato 40 mandati di perquisizione per riuscire a dare un volto ai senzavolto e le polizie europee hanno arrestato qualche sedicenne da esibire come trofeo asserendo: «È lui la mente». Prosegui la lettura »

2 Commenti

#SidiBouzid vs Ammar404: censorship #fail !

Non conosce soste la guerra che in queste ore si sta combattendo senza esclusione di colpi sugli stream dei network globali e nord africani. Uno scenario convulso, terribile ed allo stesso tempo affascinante  che mette a nudo come le suggestioni cyberpunk dei romanzi di William Gibson, non siano più semplicmente una categoria letteraria, frutto di una mente geniale nella sua capacità di scrutare fra le pieghe di un futuro di la a venire, ma entrino a pieno titolo nella declinazione odierna e presente delle categorie del conflitto.

Sullo scacchiere tunisino si stanno muovendo in queste ore diversi giocatori che, studiandosi a vicenda, provano a chiudere la partita. Obbiettivo: il controllo della rete di comunicazione internet tunisina e la narrazione di fronte al mondo della sanguinosa rivolta che da ormai 10 giorni infiamma lo stato nord africano e ne fa tremare i vertici del regime.

Il sistema di censura Ammar404 (soprannominato come l’ex-ministro dell’interno responsabile della preparazione del Summit sulla Società dell’Informazione tunisino del 2005) che, ormai è evidente, era stato predisposto con cura già da diversi mesi dalle autorità di Tunisi per tenere sotto controllo una popolazione sempre maggiormente informatizzata, sembra però avere grosse difficoltà a contenere effettivamente il flusso di comunicazioni che poco alla volta sta travolgendo le barriere appositamente poste a recinto dell’infosfera tunisina. Ma andiamo con ordine. Prosegui la lettura »

, , , , , , , , , , ,

2 Commenti