Archivio per la categoria Copyleft

Socializzazione della Finanza e Crisi Economica Globale – Intervento di Info Free Flow (seconda parte)

Dopo la bolla della
New Economy…

Al di là delle
motivazioni più squisitamente economiche dello scoppio della bolla
delle Dot Com nel 2000, c’è da riflettere sulla distanza
antropologica tra previsioni degli investitori e design
dell’architettura di rete degli anni ’90. In quel periodo erano
necessarie notevoli competenze specialistiche per usufruire di un
computer e per navigare in una rete che, sebbene in transizione verso
l’uso civile, aveva le sue radici ancora nei progetti dei
cybersoviet, compensando i prerequisiti tecnici richiesti a
chi vi si avvicinasse con un’elevata scalabilità ed orizzontalità.
L’infrastruttura di rete e la capacità di storaggio e trasmissione
dei dati non erano ancora così elaborate da facilitare la
partecipazione del grande pubblico ad un’economia di beni e servizi
immateriali come quella prospettata dalla retorica positivista dei
redattori di Wired. In altre parole, la bolla della New
Economy è stata dovuta ad errori di sopravvalutazione da parte del
mercato della assorbibilità dei servizi delle dot com, della loro
monetizzabilità e del livello di competenza dei loro utenti. Slogan
del tempo prospettavano: "arricchisciti in fretta" o
“costruiamole, poi arriveranno”, ma ciò si è dimostrato a lungo
termine insostenibile, davanti alla mancanza di un design in grado di
permettere agli investitori/utenti di orientarsi tra ed usufruire di
dispositivi in grado di offrire loro servizi e contemporaneamente
mettere a lavoro la propria esperienza. Il colpo alla FIRE economy a
fine anni ’90 deriva anche da un deficit di economia ICE
(intellectual, cultural, educational) che non poteva essere colmato,
a meno di non abbassarne l’asticella ad un target dotato di
competenze più generiche e dandogli modo di metterle a valore.

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Lavoro in rete e senza rete – Dialogo con Carlo Formenti – Prima parte

Come già abbiamo avuto modo di scrivere su queste pagine, se in Italia
(e non solo) esistono ancora voci capaci di trattare il fenomeno della
rete in maniera disincantata e non celebrativa ma al contempo
propositiva e non appesantita dai ceppi della tecnofobia più
reazionaria, una di esse è senz’altro quella di Carlo Formenti,
docente di teoria e tecnica dei nuovi media all’Università di Lecce,
collaboratore del Corriere della Sera, autore di testi importantissimi
per una lettura critica dei mutamenti economici, sociologici e politici
avvenuti a partire dall’emersione di internet come terreno di
produzione immateriale e conflitto, quali "Mercanti di Futuro"," Cybersoviet"e "Se Questa è Democrazia".

Abbiamo
avuto la possibilità di averlo con noi al seminario "Cyberpopulismi,
crisi dell’internet libertaria ed architetture di rete securitarie",
tenutosi lo scorso 20 maggio nell’ambito del ciclo di seminari Not [Net] Working – La Rete non è un Media
presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bologna, e
iniziamo con questo post la pubblicazione integrale del suo intervento.
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Not [net] working – Netwar – Watchfare

Quello che segue è parte di un più ampio lavoro a cui la crew di IFF sta lavorando.
Non è da considerarsi in nessun modo un documento esaustivo,
formalizzato o concluso. L’idea è di porne, di volta in volta, in
condivisone dei paragrafi su NoBlogs in modo tale che possano risultare
utili e propedeutici per coloro che vogliano partecipare alle giornate
di not[net]working che sono in corso. Condividere in questo habitat tale "nostra
produzione" è dettato non in ultimo dalla speranza che essa possa
essere oggetto di una fruttuosa critica, e perché no, di una revisione
collettiva capace di farla progredire ed evolvere da quelli che sono i
suoi punti deboli sul piano teorico.
Avremmo voluto aspettare ancora qualche tempo per pubblicarlo ma l’odierna notizia apparsa su punto informatico, relativa alla  legge 23 aprile 2009, n. 38, denominata "Piano straordinario di controllo del territorio", ci pone la necessità e l’urgenza di condividere e mettere a dibattito la nostra analisi sulla formazione dello "stato sociale del controllo" come ristrutturazione capitalista davanti alla crisi finanziaria attuale.

Buona lettura.


Nell’ultima decade abbiamo assistito al declino di una tipologia di laissez-faire post-moderna – incentrata sull’appropriazione e messa al lavoro indiscriminata delle informazioni, ed al parallelo rafforzarsi di una tipologia di keynesismo anch’essa post-moderna, quella della spesa pubblica in sorveglianza, che chiameremo del "watchfare".

Il watchfare comprende tutti gli investimenti effettuati sia in dispositivi e strutture fino ad allora destinati ai fini del semplice controllo sociale come telecamere, biometria, intercettazioni, vigilanza pubblica e privata, polizia ed esercito, intelligence, cpt, manicomi, carceri, comunità di recupero (ma anche, e in maniera cruciale, istituti statistici, ispettorati del lavoro, polizia fiscale, controlli sanitari, istituti di certificazione) che in altri di più recente comparsa riservati all’interazione sociale, come social network, chip RFID caricati ad esempio di informazioni genetiche e mediche, documenti digitali e smart card, dispositivi di tracciamento incorporati in telefonini, smartphone ed altri gadget.
L’incontro tra strutture di controllo sociale e di interazione sociale è tangibile in diverse comunità micro e macropolitiche: da un lato le "gated communities" a cui fanno riferimento autori come Baumann, dall’altro di volta in volta il confine USA-Messico, il muro d’Israele, la Fortezza Europa.

Così come il keynesismo elabora lo stato sociale in risposta alla catastrofe operativa del primo laissez-faire – per domare ed imbrigliare il flusso selvaggio del capitale ormai incontrollabile – e riaffermare allo stesso tempo l’autorità statale da esso messa in discussione ai tempi della belle époque 1870-1914 e della prima globalizzazione, il watchfare assolve principalmente a due compiti: il primo di essi è riportare sotto controllo politico il flusso di informazioni, "ridistribuendolo" con gli strumenti di watchfare – come il welfare keynesiano faceva con il capitale – tra i soggetti della comunità (locale, nazionale, interstatale). Questo per spalmare il rischio delle operazioni finanziarie a cui il flusso informativo dà vita – destabilizzante per la coesione sociale – fino a livelli tollerabili.
Il secondo è quello di rispondere preventivamente alle crisi di sovrapproduzione contemporanee in base a diverse strategie, dalla legittimazione di processi di creazione di scarsità artificiale, fino a strumenti di contingentamento come le quote latte ed a investimenti nella stessa industria della sicurezza. Prosegui la lettura »

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Netwar – Dopo la baia

Pirate bay è stata dichiarata colpevole.
I responsabili della baia, sono stati condannati ad un anno di prigione e al pagamento di una sanzione di 2,7 milioni di euro per complicità nella violazione di diritti d’autore. Lo ha reso noto un tribunale di Stoccolma. I quattro sono Fredrik Neij, 30 anni, Gottfrid Svartholm, 24 anni, Peter Sunde, 30 anni, il fondatore di Pirate Bay, e Carl Lundström, 48 anni, accusato di aver investito dei fondi nelle attività del sito

Questa notizia ci pare abbia implicazioni profonde, ma cerchiamo di sviluppare con ordine i punti del nostro ragionamento, evidenziandone prima gli aspetti posti sulla punta dell’iceberg per scendere poi negli abissi del mare magnum della rete su cui esso si poggia.

A prima vista la sentenza emessa da una corte di Stoccolma suona come una campana a morto per il P2P, quanto meno per il forte valore simbolico che assume: se è vero che non vi saranno conseguenze imeediate è altrettanto vero che viene colpito uno degli epicentri più nevralgici della “pirateria”, da cui negli ultimi anni si è propagata una vera e propria emorragia di informazioni liberate dalla morsa della proprietà intellettuale.  Infatti grazie all’ausilio della “baia” veniva facilitato lo scambio di file tramite Bittorrent, uno dei protocolli più popolari in rete, tale da rappresentare una fetta considerevole delle connessioni che ogni giorno transitano sui network globali

I veterani delle battaglie in rete però ricorderanno bene che non si tratta certo del primo caso in cui la condivisione di saperi veicolata dai media digitali, subisce colpi apparentemente mortali, per ritornare in auge e più forte che mai dopo un paio di click. Era già successo con Napster e ci viene spontaneo credere che succederà anche in questo caso.
Lo stesso Sunde, da sempre il volto mediatico di TPB, ha fatto filtrare in anticipo la notizia della condanna su twitter, invitando alla calma: “Non succederà niente a TPB, a noi personalmente o al sistema di file sharing. Questo è solo un teatro per i media". Prosegui la lettura »

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Copyfarleft, Copyjustright e la Legge Ferrea degli Introiti da Copyright – Oltre il Copyleft, verso dei Commons Autonomi

Fin dalla prima Info Free Flow, il dibattito sul copyleft ci ha sempre accompagnato nella nostra ricerca come naturale complemento della nostra critica al software proprietario: come strategia per costruire vie di fuga ed immaginari di conflitto rispetto all’insostenibile condizione di ingessamento di arti e saperi nelle spire di un sistema di proprietà intellettuale escludente, eterodiretto e parassitario.

Al riproporsi sfinente di sempre nuove estensioni dei diritti di proprietà su opere di autori scomparsi da anni (quando non decenni) e delle continue crociate contro la "pirateria multimediale" abbiamo opposto la libertà di circolazione e riproduzione delle opere insita nelle licenze creative commons come, da una prospettiva più informatica, ci siamo opposti alle chiusure del codice e alle implementazioni di una volontà di controllo spaziale e temporale delle modalità di fruizione di beni informazionali come il DRM; oggi, tuttavia, proseguiamo il nostro percorso in un panorama profondamente mutato.
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Digital Gate 2.0 @ Laboratorio Crash! – Sabato 31 Maggio 2008 – Bologna

                                             Digital Gate 2.0

DIGITAL GATE 2.0
31 maggio 2008  

Open Gate: 23:00 

Entry: 5 €uro 

Laboratorio Crash, via Zanardi
106 (bus 11 – 18)

Digital Gate e’ il risultato della
speciale collaborazione tra l’etichetta bolognese AudioBoutique e il
Laboratorio Crash Occupato, una seconda edizione che dara’ a tutti la
possibilita’ di godere dei piaceri della musica elettronica di alta
qualita’ e di un informazione culturale e musicale libera e alternativa. Al
nono mese di occupazione e resistenza anche musicale invitiamo tutti e
tutte a partecipare all’evento e a sostenere l’occupazione. 

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