Archivio per la categoria Censura

L’anomalia italiana di Internet

È di ieri la notizia di un’altra sentenza contro i motori di ricerca che si rendono “responsabili” di linkare materiali illeciti. Dopo la vicenda Google-Vividown, questa volta la scure della magistratura è caduta sulla testa di Yahoo, resasi colpevole di fornire fra i suoi risultati di ricerca indirizzi di siti che permettono la visione di contenuti e materiali audiovisivi coperti da diritto d’autore. E l’Italia è sempre più vicina all’affermazione del principio di responsabilità nell’intermediazione dell’informazione on-line.

Puntualizziamo. Lungi da noi difendere i motori di ricerca che effettivamente svolgono un ruolo di intermediazione informativa e culturale di primissimo piano, dato che rappresentano uno dei gate principali nell’accesso all’informazione. Lungi da noi prendere le parti di attori economici privati che sulla base di criteri stabiliti dalla segretezza dei loro algoritmi svolgono una funzione a carattere pubblico senza che questa venga attualmente regolamentata al pari degli altri media audiovisivi. E lungi da noi stracciarci le vesti (anche perché altrimenti non sapremo più quali abiti indossare) per dei soggetti privati che possono permettersi di esercitare a briglie sciolte un potere spaventoso anche sotto il profilo politico oltre che economico. Ribadiamolo: il potere oggi riposa sulla punta dell’informazione ed i motori di ricerca negli ultimi anni ne hanno spesso attuato forme di governance scellerate. Prosegui la lettura »

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The Battleground

John Perry Barlow ha affermato che Wikileaks è stato il primo campo di battaglia della grande infoguerra mentre le rivoluzioni arabe sono il secondo. E che soprattutto molti altri ancora ne verranno.

140 suggestivi caratteri da cui partire. Un trampolino di lancio per una profonda esplorazione che negli anni a venire riempirà scaffali di intere biblioteche e gigabyte di archivi digitali.

A partire dall’esplosione del Cablegate del dicembre 2010 fino alle rivolte che stanno attualmente infiammando il Nord Africa, hanno cominciato a prodursi all’interno del sistema informativo globale fratture che sembrano ormai insanabili.

Dal punto di vista del ruolo di Internet esse producono un prisma analitico i cui cristalli irradiano sfumature cromatiche ancora indefinite ma sulle cui punte già si legge chiaramente la sconfitta di tante impostazioni ideologiche e credenze relative alla rete. E allo stesso tempo esse rappresentano una prima cartina al tornasole sugli orizzonti delle forme di militanza locale e globale on-line.

Oltre a causare uno sconquasso geopolitico che sta rapidamente mutando il volto delle relazioni internazionali, l’esplosione delle rivolte sociali sulle coste del Mediterraneo ha visto un ruolo significativo della rete all’interno dei processi rivoluzionari dispiegatisi nell’area. Nelle fasi insurrezionali e post-insurrezionali magrebine, Internet è emersa sia come dispositivo con cui lanciare l’attacco al potere costituito sia come strumento importante nella possibilità di costruzione di una società altra.

Ma per quanto ci riguarda è chiaro che questi fenomeni non possono e non devono essere guardati attraverso la rudimentale, puerile e spesso strumentale apologia che individua nei social media il carburante quando non addirittura (!!) la causa scatenante delle rivolte. Ci interessa invece, una volta di più, coglierne l’affascinante ambivalenza situata all’incrocio tra potenza e limiti della rete, dove in pochi click gli switch sociali instradano il flusso delle informazioni da un network all’altro. Prosegui la lettura »

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#SidiBouzid vs Ammar404: censorship #fail !

Non conosce soste la guerra che in queste ore si sta combattendo senza esclusione di colpi sugli stream dei network globali e nord africani. Uno scenario convulso, terribile ed allo stesso tempo affascinante  che mette a nudo come le suggestioni cyberpunk dei romanzi di William Gibson, non siano più semplicmente una categoria letteraria, frutto di una mente geniale nella sua capacità di scrutare fra le pieghe di un futuro di la a venire, ma entrino a pieno titolo nella declinazione odierna e presente delle categorie del conflitto.

Sullo scacchiere tunisino si stanno muovendo in queste ore diversi giocatori che, studiandosi a vicenda, provano a chiudere la partita. Obbiettivo: il controllo della rete di comunicazione internet tunisina e la narrazione di fronte al mondo della sanguinosa rivolta che da ormai 10 giorni infiamma lo stato nord africano e ne fa tremare i vertici del regime.

Il sistema di censura Ammar404 (soprannominato come l’ex-ministro dell’interno responsabile della preparazione del Summit sulla Società dell’Informazione tunisino del 2005) che, ormai è evidente, era stato predisposto con cura già da diversi mesi dalle autorità di Tunisi per tenere sotto controllo una popolazione sempre maggiormente informatizzata, sembra però avere grosse difficoltà a contenere effettivamente il flusso di comunicazioni che poco alla volta sta travolgendo le barriere appositamente poste a recinto dell’infosfera tunisina. Ma andiamo con ordine. Prosegui la lettura »

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Wikileaks – fragments of global disorder

Original post in Italian

The historical moment in which Wikileaks (WL) acts is decisive: – it’s the moment of the crisis of the United States’ military, political, cultural and technological hegemony.

The fall of the second Wall of the 20th century (‘Wall’ Street) replicates the calls    for glasnost (“openness”) and perestrojka (“change”) because, even if within its   neoliberalist characterization, democratic ideology has experienced a degeneration.

Reforming the system is the imperative, United States’ planetary overstretching     reaches its limits from Iraq to Latin America; the executive power is weak and safeguarded by those who long for a reactionary, fundamentalist and authentically “American” resolution of the ideological crisis.

In this scenery, already complex on its own, a specter is starting to roam around,   whispering in the ears of whoever it meets: “information in revolt will be writing  history.”

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Wikileaks: frammenti di disordine globale

English Translation

Il momento storico in cui Wikileaks opera è decisivo: è quello della crisi dell’egemonia militare, economica, politica, culturale e tecnologica statunitense.

La caduta del secondo muro del ‘900 (Wall Street) riproduce le sue richieste di glasnost (“openness”) e perestrojka (“change”) perché persino nella caratterizzazione che la vulgata neoliberista le ha dato l’ideologia democratica ha subito una degenerazione. L’imperativo è la riforma del sistema, l’overstretching planetario degli Stati Uniti segna il passo dall’Iraq all’America Latina, l’esecutivo è debole e sotto tutela da parte di chi ambisce ad una risoluzione reazionaria, integralista ed autenticamente “statunitense” della crisi ideologica.

E dentro a questo scenario già complesso di suo comincia ad aggirarsi uno spettro che bisbiglia nelle orecchie di chi lo incontra: «Le informazioni in rivolta scriveranno la storia».

Spettro ci sembra il termine più adatto per descrivere la figura di Assange, sia per i suoi connotati fisici sia per l’evanescenza con cui è riuscito per diverso tempo a farla franca da polizie e servizi segreti di tutto il mondo.

Eppure la vicenda di WL (Wikileaks), di cui ancora molti capitoli dovranno essere scritti, produce ricadute estremamente concrete, tali da determinare fratture profonde nei reticoli tradizionali del sistema informativo globale, attraversati in questi giorni da movimenti di disaggregazione, scomposizione e riaggregazione. Fratture che rappresentano un punto di non ritorno, espandendosi a trecentosessanta gradi e non a senso unico. Prosegui la lettura »

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Netwar on Videocracy

Un breve commento sulla vicenda Google-ViviDown

Tre dirigenti di Google sono stati inchiodati al banco degli imputati per l’affare Vividown che li vedeva indagati per violazione della privacy e calunnia come conseguenza della mancata rimozione dal network di Google Video un filmato risalente al 2006. Protagonista un ragazzo down
brutalmente vessato da dei coetanei in una scuola di Torino. David Carl Drummond,ex presidente del cda di Google Italia e ora senior vice president, George De Los Reyes, ex membro del cda di Google Italy; Peter Fleischer, responsabile policy Google sulla privacy per l’Europa sono
stati ritenuti colpevoli dal giudice Oscar Magi di uno dei due reati loro attribuiti (violazione della privacy) e condannati a sei mesi di carcere con sospensione della pena

Riassumendo in poche parole: il tribunale di Milano ha affermato la responsabilità di Google sui contenuti immessi dagli utenti sulle reti di sua
proprietà. Il “Gigante Buono” non va dunque considerato come una scatola vuota o un mero condotto di diffusione dell’informazione, ma deve essere posto sul medesimo piano giuridico di qualsiasi altro editore.

Ci pare improbabile calarci in un ruolo di azzeccagarbugli che non ci appartiene, né vogliamo unirci al totoscommesse sulle motivazioni della sentenza. Ugualmente non ci lasciamo appassionare da suggestioni in salsa ER sull’aviaria o sull’ultima sindrome cinese, très à la page bien sûr, ma cariche di molto sensazionalismo e poca sostanza. Prosegui la lettura »

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