Prefigurata da un video postato a fine maggio su Youtube e a seguire su Anonops-ita, è da tre giorni in corso una nuova fase di #opitaly. Stavolta ad essere presi di mira da parte dell’esercito silente degli Anonymous (affiancato per l’occasione da Lulzsec – crew hacker famosa per l’operazione #AntiSec con cui sono stati recentemente infiltrati database come quelli dell’FBI e della Polizia inglese, mettendone a nudo le vulnerabilità nonostante le cifre astronomiche messe a disposizione degli strumenti del controllo sociale) sono stati numerosi siti legati a Berlusconi ed al suo partito. Nella giornata di martedì sono stati resi infatti inagibili dapprima www.ilpopolodellelibertà.it e www.governoberlusconi.it (quest’ultimo di carattere non istituzionale, bensì di propaganda politica) e quindi, dato il successo dell’operazione, www.pdl.it, www.silvioberlusconifansclub.it e www.forzasilvio.it.
Nella giornata di mercoledì, in un virtuoso cortocircuito con le proteste dei precari davanti a Montecitorio, Anonymous Italia ha rilasciato un nuovo comunicato in cui si denunciava la violenza poliziesca mobilitata contro il presidio, e l’inaccettabilità degli insulti rivolti da Brunetta alla classe lavoratrice ed ai precari e dei tagli all’istruzione pubblica preannunciando il blocco del sito del Governo nelle ore successive. Promessa mantenuta giovedì pomeriggio, quando dopo le 16 è scattato un massiccio attacco DDOS dal basso che è riuscito a proclamare il fatidico “TANGO DOWN!” sul dominio governo.it, oscurato per quasi un’ora.
Un salto di qualità che rispecchia l’aumentata incisività della struttura di Anonymous Italia rispetto alla precedente Operazione Surprise/Surprise (a margine ed in supporto della grande manifestazione delle Donne del 13 febbraio; occasione in cui la chiamata in rete al blocco dei siti istituzionali aveva però sortito scarso successo) e che inizia lentamente ad allargare il campo delle rivendicazioni oltre la critica all’entità Berlusconi. Evoluzione su cui nonostante ciò – o forse proprio per il suo nuovo carattere? – è calato il silenzio da parte di alcuni grandi media che in un primo momento avevano dato spazio al blocco dei siti filo-premier: come La Repubblica, quotidiano che in passato aveva comunque raffigurato gli Anonymous come poco meno che criminali informatici.
La comunicazione degli Anonymous ha inoltre dovuto (necessariamente) scontare, nell’emergenzialità suscitata dalla cronaca, un’adeguata pubblicizzazione e narrazione degli obiettivi da colpire – condizione che un presidio più capillare e proattivo di social media come Twitter e Facebook avrebbe forse potuto lenire, dando meno corda a rappresentazioni spicciole ed approssimative dell’evento (come nel caso del tg serale di LA7 che, pur riportando gli attacchi, omettendo la sigla di Anonymous Italia ne elideva il portato politico).
Tuttavia non mancheranno in futuro per Anonymous nuove occasioni per far brillare la propria strategia mediale: già iniziano tra le stringhe delle chatroom a circolare i nominativi dei prossimi obiettivi – PD, Lega Nord, Ministero degli Interni. Il conto alla rovescia verso il prossimo “Tango Down!” è appena iniziato.
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