Articoli con tag microsoft

Prism Break: crypto ammo for the masses

Qualche altra considerazione su PRISM. Ed una tonnellata di software da imparare ad utilizzare per difendere la privacy delle proprie comunicazioni.

prism_break_coverQuand’è che la sorveglianza perde di efficacia? La risposta, più semplice di quanto uno potrebbe immaginare, non va affidata a sofisticate disquisizioni tecniche. O almeno non solo. Un briciolo di buon senso suggerisce infatti che una falla si apre in un sistema di controllo quando coloro che ne sono oggetto vengono a sapere della sua esistenza.

Le rivelazioni di Edward Snowden hanno messo in luce di fronte al grande pubblico qual’è l’ampiezza dello sguardo lanciato dall’occhio elettronico statunitense. Frutto di un perverso connubio tra agenzie di intelligence, contractors privati ed internet companies, PRISM nelle ultime settimane è stato spesso associato all’immagine letteraria del “grande fratello”. Un paragone questo, che però opera una semplificazione fuorviante perché non tiene conto dello scarto fondamentale che intercorre tra il racconto di Orwell e la realtà in cui siamo immersi. PRISM infatti è un vero e proprio network che gode della partecipazione di aziende come Facebook, Google, Apple, Yahoo e Microsoft. Secondo un’inchiesta del Washigton Post, il 98% della sua efficacia risiede precisamente nella capacità di attingere alle fonti informative fornite da questi attori. E quindi implicitamente di attingere alle fonti informative che siamo noi stessi a disseminare in rete. Detta altrimenti, non è l’NSA a fare irruzione nelle nostre case sfondando la porta. Siamo noi ad aprirgliela per farla accomodare in salotto mentre sbrighiamo le nostre faccende. Prosegui la lettura »

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Pronto? Skype ti ascolta

Avviso ai naviganti. La privacy su Skype fa acqua da tutte le parti. Ed il mito della sua impenetrabilità cola a picco. È tempo di abbandonare la nave?

Una settimana nell’occhio del ciclone per la l’azienda produttrice del software di telefonia VOIP (Voice over IP) più popolare al mondo. Skype, acquistata poco più di un anno fa da Microsoft per la cifra da capogiro di 8,5 miliardi di dollari, è finita al centro delle polemiche per aver siglato dei nuovi protocolli di collaborazione con le autorità di polizia statunitensi. Grazie al suo ausilio tecnico, l’FBI ed altre agenzie di intelligence si troverebbero ora nelle condizioni di entrare facilmente in possesso dei dati personali e delle conversazioni degli utenti. È quanto sostenuto da un articolo apparso sul Washignton Post pochi giorni fa.

Dubbi, segreti e bug nel codice

Quella del quotidiano statunitense è una notevole stoccata al mito dell’impenetrabilità di Skype. L’ennesima a dire la verità. Nata nel 2003, acquistata da Ebay nel 2005 e passata poi sotto l’ombrello di casa Redmon nel 2011, Skype era originariamente basata su un’efficace combinazione di crittografia forte e di un’architettura P2P decentralizzata. Fatto che rendeva l’intercettazione delle chiamate internet e delle sessioni di chat da parte delle autorità quantomeno complessa. Ma certo, non impossibile. Prosegui la lettura »

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Battono in ritirata le lobby del copyright. Netwar ultimo atto?

«SOPA e PIPA minerebbero l’architettura fondamentale di Internet» ha detto il professor James Boyle della Duke University. Ed ha certamente ragione. Non a caso ieri Massimo Gaggi sul Corriere della Sera segnalava l’ironia dei quotidiani cinesi sulla realizzazione delle barriere censorie che l’approvazione di queste leggi comporterebbe. C’è poco da stare allegri a dirla tutta. Se per qualche (improbabile) motivo lo Stop Piracy Online Act ed il Protect IP Actandassero in porto, pur nelle loro versioni edulcorate rispetto a quelle inizialmente proposte alla Camera ed al Senato statunitensi, assisteremmo ad un progressivo stravolgimento di Internet per come fino ad oggi l’abbiamo conosciuta in Occidente.

L’identità di Internet – ormai dovremmo saperlo – è qualcosa di contingente e la trasformazione dei suoi connotati principali (come appunto l’architettura) è in grado di alterare le pratiche di comunicazione sociale che la attraversano.

E allora? Allora le battaglie contro SOPA e PIPA sono battaglie giustissime, sacrosante, da vincere assolutamente. Almeno in una prospettiva tattica. Ma per favore non raccontiamoci che si tratta di battaglie per la libertà di parola e tanto meno per mantenere quelle condizioni di apertura che hanno reso Internet la più grande agorà nella storia dell’umanità. Il rischio è di passare dalla padella alla brace senza nemmeno rendersene conto. Prosegui la lettura »

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The lobbies of copyright flee. Netwar, final showdown?

Original article in Italian

 

SOPA and PIPA “undermine the internet’s fundamental architecture” professor James Boyle of Duke University said. And he is certainly right. Not by chance yesterday Massimo Gaggi on the Corriere della Sera reported the sarcasm of Chinese newspapers towards the implementation of the censorious barriers entailed by the approval of these bills. There is little space for rejoicing, to say it all. If by any (unlikely) mean the Stop Piracy Online Act and the Protect IP Act would succeed, even in their watered-down versions – against those initially proposed in US House of Representative and Senate – we would be witnessing a steady twist of the Internet as we knew it in the West.

The identity of the Internet – we should know it by now – is something temporary and the transformation of its main features (as, precisely, its architecture) is able to twist the practices of social communication that run through it.

And so what? The battles against SOPA and PIPA are most righteous ones, sacrosanct, to be absolutely won. At least in a tactical perspective. But please, let’s not picture these as battles for freedom of speech and, even less, to preserve those conditions of openness that turned Internet into the biggest agora in the history of mankind. The risk here is to jump out of the frying pan into the fire, without even realizing it. Prosegui la lettura »

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Microsoft-Skype, ultima chiamata per il mobile

La notizia dell’acquisizione di Skype e del suo bacino di 663 milioni di account registrati (ma di cui solo 124 milioni attivi ed 8,8 paganti) per 8,5 miliardi di dollari da parte di Microsoft – confermata ieri sera e seguita da un’impennata della borsa di New York – si presta a molteplici letture.

La mossa di Microsoft è dettata dal timore di restare ancora una volta indietro nella corsa allo sviluppo tecnologico e marginalizzata nel panorama dei nuovi terreni di valorizzazione informazionale, prima con il passaggio dalla centralità dell’esperienza desktop a quella in rete (fase che vede l’affermazione di Google ed il non casuale tentativo di risposta della grande M con l’acquisto di Bing) e poi con l’allargamento della fruizione della rete dal pc fisso ad una serie di dispositivi mobili.

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